L’ipotesi urbanistica risultò, in seguito, come ben sappiamo, ampiamente fallimentare! E in questo contesto s’inseriscono gli innumerevoli pannelli sparsi per la città, sia nelle zone di espansione (l’area di foce Irno, via Celemente Tafuri) , sia in quelle già antropizzate (Piazza Alario, Via Benedetto Croce e nei pressi della chiesa di Sant’Anna al Porto su via Stanislao Lista). Le scelte delle ceramiche come elementi decorativi è facilmente riconducibile al legame stesso che accomuna la città di Salerno alla contigua cittadina vietrese e alla sua rinomata attività artigiana.
L’origine delle ceramiche è molto antica e risale all’alto medioevo allorquando, intorno al XV secolo, inizia una intensa produzione di langelle di nuda terracotta. La particolare posizione geografica della cittadina costiera, i suoi rapporti commerciali con molteplici città rivierasche d’Italia e la sua vicinanza con due realtà come Salerno e l’Agro Nocerino Sarnese, ricche di cave di argilla, portò la comunità di Vietri ad essere un punto nevralgico per la produzione delle ceramiche che vive un’epoca di grande splendore economico e artistico intorno al XVII secolo con lo sviluppo di numerosi forni, le così dette faenzere. Proprio a cavallo tra il 1600 e l’inizio del 1700 si comincia a collocare lungo le pareti dei palazzi di Vietri e delle cittadine limitrofe, piastrelle di ceramica rappresentanti immagini di santi e madonne.
Diversi decenni dopo, grazie all’opera dell’artista tedesco Riccardo Dolker, si assiste negli anni ’20 dello scorso secolo, a un nuovo rilancio dei pannelli ceramici come elementi di supporto per la realizzazione di motivi pittorici. A lui si uniscono anche altri artisti stranieri, riportando in auge l’antica tradizione della ceramica con un tocco più personale. Si realizzano scene di luoghi legati alla Costiera, azioni di vita quotidiana, figure reali ed immaginarie.
E così sul finire degli anni ’40 e, soprattutto nel ventennio ’50-’60, anche nella città di Salerno inizia un’intensa attività decorativa per mezzo di pannelli ceramici, tutti con grandezze uguali : 3 piastrelle di base per 2 di altezza. Molte rappresentazioni vantano la firma di artisti tra i quali Matteo Rago, insegnante di ceramica all’Orfanatrofio Umberto I, Siniscalchi che lavorò per la Ceramica Artistica Solimene e Gallo per la Ceramica Giovanni di Molina di Vietri. Di particolare bellezza sono i motivi decorativi posti su via Stanislao Lista.
Realizzati nel 1948 dal Siniscalchi, essi rappresentano realtà arcadiche, paesaggi, pastori, scene di caccia e di lavori agresti.
A firma sempre del Siniscalchi e del Gallo sono quelle poste lungo via C. Tafuri in cui si raffigurano principalmente la Costiera Amalfitana, ma anche alcuni luoghi della nostra Provincia come le Grotte di Pertosa (Siniscalchi 1962) o Palinuro (Siniscalchi 1962) o ancora l’area archeologica di Paestum con in primo piano uno dei tre templi,(Siniscalchi anni ’60)
Molto interessante è anche il pannello costituito da 9 piastrelle di base per 6 di altezza raffigurante la Salerno degli anni ’50 con il vecchio porto, posto sul tetto della cabina di controllo in prossimità della foce del fiume Irno.
Altro pannello di grandi dimensioni è situato lungo le rampe di collegamento tra via Sabatini e Piazza Alario ( 10 piastrelle di base per 5 di altezza ). In questa realizzazione si raffigura, in maniera molto precisa e dettagliata, la torre della Crestarella vista da Marina di Vietri , con la città di Salerno e le sue colline sullo sfondo.
Le condizioni in cui versano attualmente non sono , purtroppo, ottimali : eccezion fatta per alcuni elementi, troppo angosciante è l’assenza totale di manutenzione anche ordinaria , l’incuria e l’abbandono. Alcuni muretti di supporto che contengono tali opere sono ormai privi di rivestimenti di marmo travertino o delle stesse maioliche andate perdute per sempre.
Emblematica e tristissima è la situazione dei pannelli posti su via Benedetto Croce, l’ingresso da ovest della città di Salerno, quello che era il luogo “ fiore all’occhiello ” del Capoluogo, tra i più suggestivi e panoramici della città con l’elegante terrazzo dell’Olivieri che racchiude preziosi elementi decorativi ed urbanistici della città degli anni ’50 e ’60 con le sue bellissime e ormai uniche fontanelle rivestite con tasselli ceramicati che un tempo adornavano tutto il vecchio Lungomare.
Proprio qui resistono, a fatica, alcuni pannelli maiolicati raffiguranti luoghi della città e della sua Provincia, vergognosamente dimenticati da tutti, imbrattati e completamente in stato di abbandono.
E’ quello stesso luogo in cui ultimamente si è proceduto all’abbattimento , con dubbia motivazione, di alcuni antichi pini marittimi che ingentilivano ulteriormente il terrazzo. Paritetica situazione si registra in Piazza Alario, quella stessa la Ragion di Stato fino a poche settimane fa voleva addirittura cancellare per sempre per realizzare un parcheggio multistrato, ma che per fortuna è salva grazie alle innumerevoli battaglie fatte proprio per poterla preservare. E’ recentissima, di fatti, la notizia di una Delibera Comunale che abbandona per sempre il progetto.
Non opere d’arte ma piccoli tesori che andrebbero salvaguardati e recuperati, le maioliche potrebbero essere anche illuminate di notte in maniera tale da farne esaltare la loro bellezza e eventualmente farle rientrare anche in una sorta di itinerario “ turistico-urbano ” sulle tracce di quello che noi tutti possiamo considerare una risorsa fondamentale per il nostro territorio che non può essere dimenticata e soprattutto mortificata ma deve essere parte integrante della nostra città come eleganti ed artistici elementi d’arredo urbano.
Daniele Magliano
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