Napoli: la voglia di essere in vetta
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Alla ricerca dell’agognata vittoria della classifiche del Sun
Ha ragione l’autorevole testata giornalista “The Sun”: Napoli è un inferno. Ed è talmente dannata, che gli stessi abitanti somigliano ad alieni. O forse diavoli, travestiti alla men peggio da esseri umani, scientificamente classificabili solo secondo gli strumenti di analisi del luminare Lombroso.
Certo, perché è difficile celare gli spigolosi tratti del volto, gli occhi cerchiati, l’adipe abbondante all’altezza dello stomaco, la gestualità volgare; è più facile per un Visitors mascherare la forma da lucertoloni.
E con questa tipologia di cittadini, rimasti privi di civiltà, è conseguenza ineluttabile salire alla ribalta degli inferi: Napoli è tra le dieci città più pericolose del mondo. Considerando che il numero degli esseri umani ha superato i sette miliardi, e che affacciati sul golfo partenopeo vivono quasi un milione di persone (tre se si considera tutta la città metropolitana), basterebbe poco per lasciare sul pianeta i paradisi degli altri.
Ahy, già, ci sono Caracas, Raqqa, Saint Louis, Mogadiscio, San Pedro Sula, Kiev, Manila, Perth, Grozny e Karachi a far compagnia.
Allora, cosa manca per scalare la classifica ed essere finalmente al vertice? La guerra. Quella ci manca.
Però, ci stiamo provando in questi giorni, appiccando fuochi ovunque, sì da bruciare anche la famosa cartolina: saremmo lieti se l’anno prossimo il tabloid inglese ci riservi l’agognata pole position.
Intanto, abbiamo una nostra lingua, che nessuno comprende, e questo è già di per sé un miracolo, considerando che a scuola si studia l’italiano e l’inglese (tralasciando spagnolo e francese, come terzo idioma). Il napoletano è incomprensibile, intraducibile, e somiglia a messaggi interplanetari inviati da remoti pianeti.
È giustificabile che il Tribunale di Macerata nomini un interprete per tradurre le parole degli imputati partenopei, evasi dall’Ade per portare scompiglio nelle tranquille località del mondo. Li si potrebbe giudicare colpevoli a prescindere, per la sola appartenenza ad un ceppo deficitario. Va, allora, un plauso all’organo di giustizia che ha voluto dare quantomeno una chance di comprensione.
Intanto, proseguiamo la nostra marcia verso la vetta. Prima o poi uno scudetto infernale lo vinceremo.
Giorgio Coppola
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