La storia di Francesca ed il buio della mente.
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Una storia vera-
“Il sipario scende lentamente pensieri che inciampano finché si perde anche la parola nella notte buia della mente … La ragione è spenta. Spenta sembra anche la luce dentro gli occhi …ma se ti avvicini delicatamente bussando con un sorriso…”.
Ed è quello che fa Giuseppina la figlia di Francesca, uno scricciolo di donna dal sorriso dolcissimo ma con un velo sulla mente. Giuseppina, medico ricco di amore e abnegazione per tutti, per la madre sta spendendo un patrimonio di sentimenti, di carezze, di sorrisi, di sguardi … bussando delicatamente alla porta della sua mente. Vorrebbe calarsi nell’ignoto del suo mondo cercando di interpretare anche i gesti che non ci sono più e le emozioni che non traspaiono più.
Francesca è affetta dal morbo di Alzheimer, questa orribile malattia che sta avendo un’ampia e terribile diffusione a livello mondiale, tanto che si stima che nel 2050 i malati di Alzheimer saranno 1 su 85. Francesca è quindi costretta a letto senza la possibilità di poter comunicare con il mondo esterno. Soltanto chi ha avuto in sorte di accompagnare il progressivo straniamento di un malato di Alzheimer può capire il disagio esistenziale e la sofferenza di chi condivide, impotente, la china irreversibile di qualcuno che si ama. Il loro sperdimento, la loro solitudine, la disperazione dell’impotenza, le loro incertezze. Soltanto l’amore può restituire alle persone care un po’ della vita e della dignità negate dalla malattia. A tutto ciò, per Francesca, si sono aggiunti anche altri problemi di ordine fisico che l’hanno costretta ad una lunga degenza prima in ospedale e poi in una clinica.
Ebbene, Francesca, arrivata nella Clinica Cobellis con una terribile infiammazione del peritoneo, ora sta bene. E’ stata trattata e curata come una “persona”, non come una malata terminale incosciente. Non è stato un percorso facile, ma i medici e gli infermieri la trattano con professionalità e dolcezza, e questo fa la differenza. La filosofia della clinica è profondamente umanista, questa equipe è animata dal rispetto della dignità della degente e dalla soddisfazione di poter curare ed alleviare i gravi problemi di una novantenne. Ci sono riusciti. Ed è bello parlarne perché spesso sui giornali si parla solo ed unicamente di malasanità anche se tutti sappiamo che in Italia esistono strutture e medici di eccellenza che tutto il mondo ci invidia.
Forse perché la buona sanità non fa notizia?
Eppure esiste, c’è.
Specialmente nei confronti dell’Alzheimer ci sono centri specializzati di qualità. Si sta imponendo l’idea che anche la persona colpita dalla demenza abbia qualcosa da dare a coloro che stanno intorno, seppure in modi molto diversi da quelli “normali”. “Come semi secchi sparsi su una spianata desertica, restano semplicemente addormentati. Se nessuno li innaffia non germoglieranno mai”.
Innaffiamoli dunque, diamogli linfa vitale.
Rosanna Palumbo
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