Stavolta non può esservi dubbio sulla volontà criminale di eliminare enormi estensioni di vegetazione e fauna, causando rischi idrogeologici, frane e pericoli per la popolazione, ma ciononostante non si assiste ad una urgente mobilitazione istituzionale per organizzare in via definitiva una seria e stabile prevenzione, troppo tardi per l’oggi, ma indifferibile per il futuro anche prossimo.
Occorre far uscire il Paese da una cultura che ha un’idea approssimativa dell’Ambiente e che partecipa al suo degrado in molti modi, inconsapevolmente o, sempre di più, deliberatamente. E’ di fondamentale importanza, per la sopravvivenza della specie e degli habitat, la capacità di insegnare a conoscere e monitorare il territorio a partire dalla scuola dell’obbligo fino all’aggiornamento continuo di chi opera in campo forestale. Occorrono piani simili e coordinati con quelli approntati per fronteggiare il rischio sismico e vulcanico.
Finalmente rilevante deve diventare l’attenzione posta alla prevenzione intesa come l’insieme delle attività destinate a incidere sulle cause di innesco e a contenere le superfici a rischio e le conseguenze degli incendi. Fino ad oggi, non nascondiamolo, prevale l’impegno verso la predisposizione dell’apparato di difesa e di estinzione dei processi in atto, enumerando perfino con un certo orgoglio la quantità di elicotteri, di canadair, di mezzi e strumenti terrestri e di personale impegnato che però non basta mai.
Non aiuta la frammentazione di competenze tra organi centrali e periferici, al momento resa più evidente dalla recente riforma del Corpo Forestale dello Stato non ancora andata a regime. Anche il WWF chiede di attivare immediatamente un controllo capillare del territorio e che venga aggiornato il catasto degli incendi previsto dalla legge quadro 353/2000.
Ornella Capezzuto, presidente di WWF Napoli, dichiara a proposito: “Gli incendi mettono a serio rischio la sicurezza di migliaia di cittadini e turisti oltre a quella degli animali che abitano e nidificano nei boschi, provocano danni enormi alla collettività, a cominciare dal costo delle migliaia di ettari di capitale naturale persi per sempre. Siamo in presenza di una situazione limite, per questo è necessario provvedere al monitoraggio e controllo di ogni metro quadro di superficie a rischio, eventualmente ripristinando una sorta di servizio civile per evitare l’altissimo onere che comporta lo spegnimento e il ripristino del territorio”.
Si può sperare che il fuoco torni ad essere un elemento naturale sottratto agli dei dal mitico Prometeo per donarlo agli uomini e non una incombente minaccia per l’umanità?
Vincenzo Iommazzo
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