Intervista a Raffaele Cascone, voce storica di "Per Voi Giovani", programma cult di Radio Rai
http://www.salernonews24.com/sudigiri/intervista-a-raffaele-cascone-voce-storica-di-per-voi-giovani-programma-cult-di-radio-rai/
Scrivere di musica non significa scrivere solo di dischi, vecchi o nuovi che siano, e in questa rubrica non si parla solo di musica suonata, ma anche di musica raccontata e veicolata sotto forme diverse, come potrebbero essere le pagine di un libro o le parole dette davanti ad un microfono. Qualche settimana fa ho avuto l’onore ed il piacere di trascorrere un intero pomeriggio con un personaggio storico della radiofonia italiana, un autentico mito, Raffaele Cascone. Ho ascoltato le sue storie e i retroscena di un programma radiofonico, Per voi Giovani, che ha, musicalmente parlando, letteralmente svezzato una intera generazione di giovani che poi sono diventati grandi appassionati, Dj, critici e musicisti. Ovviamente quando la persona intervistata è una figura con una storia professionale tanto ricca e vissuta in un momento storico così particolare come gli anni ’60 e ’70 le domande hanno il solo scopo di dare il LA e tutto avviene spontaneamente, senza fatica. Oggi Raffaele Cascone, psicologo e psicoterapeuta, è uno stimato professore che insegna all’Università di Palermo, ma la sua storia è ancora tutta lì, dentro i suoi ricordi e dentro le sue parole. Ecco cosa ci ha raccontato.
Come ci si sente ad essere immortalato in una canzone entrata nella storia? Io ho memoria solo di due casi, Bertoncelli nell’Avvelenata di Guccini e te in Venderò di Bennato.
Ad essere precisi sono due le canzoni che Edoardo mi ha dedicato, una è quella che hai citato, l’altra è Pronti a salpare (2015). Sono stato un testimonial al concerto di Bennato, il 12 di agosto scorso, organizzato da Maurizio Malabruzzi, e la prima cosa che ho detto sul palcoscenico è stato “vi rendete conto che qui abbiamo un nutrito pubblico di ventenni che stanno ad ascoltare un “vecchietto” di 73 anni e stanno per ascoltare un altro “vecchietto” di 70 anni che suonerà la musica di quaranta anni prima?”. Cosa significa? Che oggi si produce poca roba di qualità. Però onestamente io non ce la faccio più ad ascoltare cose di quaranta anni fa. Oggettivamente se nel 1957 mi avessero proposto musica del 1917 io avrei mandato tutti a quel paese. C’è qualcosa che non quadra.
Si però la musica di quaranta anni fa è quella che ha segnato un cambiamento importante, quella del 1917 non ha avuto le stesse conseguenze.
Effettivamente quaranta anni fa ci fu un momento d’oro, però se ci pensi tutti i momenti sono d’oro. Per chi all’epoca aveva 15/20 anni quelli sono stati anni d’oro per la musica. Tieni presente che noi ricordiamo con grande intensità e affetto tutto ciò che accade nel periodo della nostra vita che va dagli 8 ai 20/25 anni circa. Che ci fosse stato un periodo storico/culturale/artistico particolarmente favorevole sicuramente si. La mia testimonianza copre un arco temporale che parte dal 1953 circa fino al 1971 quando sono tornato in Italia dopo cinque anni in Inghilterra. Negli anni ‘50 ascoltavo le radio militari americane che trasmettevano in AM in tutta Europa. Ogni stazione radio trasmetteva delle cose per me interessantissime, soprattutto il bebop, il jazz e poi cominciarono a trasmettere il rhythm’n’blues e il rock. Nel ‘53/’54 avevo una cultura ormai americana della musica contemporanea. Il tutto in una città come Napoli che era una città di frontiera. È sempre stata una città di frontiera. Innanzitutto per questa famosa anomalia che è la musica napoletana, quella tradizionale. Napoli è stata un porto di mare e come tutti i porti c’erano influenze multiculturali, artistiche, umane ecc. A Napoli c’erano alcune zone come il quartiere Vomero, Posillipo, Manzoni, che erano i quartieri degli artisti, degli anticonformisti. Pensa che ad un certo punto della mia vita ho ricostruito che mia nonna, venuta a vivere al Vomero nel 1930, faceva parte di un’avanguardia artistica con la sua veletta e il suo scialle sulle spalle. Quelli che venivano ad abitare al Vomero “int e vruoccole” (“in mezzo ai broccoli” ndr) erano considerati degli spregiudicati. In quella Napoli c’era la natura (non dimentichiamo che il Vomero in quegli anni era la zona agricola della città dove venivano coltivati i broccoli), c’era una grande sensibilità e, in fondo, c’era anche una grande noia, un grande vuoto di stimoli. Immagina, negli anni cinquanta c’era solo la radio prima dell’avvento della televisione, tutto era rarefatto, e la musica si fruiva in casa attraverso la radio ed erano soprattutto le donne a beneficiarne, le quali cantavano ascoltando la radio. In altre parole era semplicemente la musica del quotidiano. In tutto questo c’era questa anomalia, questa infezione, a Napoli in particolare, della Base Americana che ci ha fatto vivere il fenomeno più straordinario del secolo scorso, dal punto di vista artistico, ossia la musica degli afro-americani. Il Jazz, il R’n’b, viene tutto da li, dalla mescolanza delle sensibilità artistiche portate dagli immigrati africani in America con la cultura musicale arcaica proveniente dall’Europa portata dai pellegrini e dagli emigranti francesi, inglesi scozzesi e italiani. Alla fine ti rendi conto che c’è un collegamento tra ritmo e corpo.
Mi stai dicendo che la musica ti fa stare bene grazie a questo collegamento?
C’è un collegamento diretto tra il ritmo e il corpo, che bypassano tutti i controlli corticali e civilizzati, e quando senti un ritmo sei portato a muoverti di conseguenza. Il ritmo è qualcosa che riguarda fondamentalmente il corpo arcaico. Dunque la musica ti fa stare bene perché mette in movimento il corpo al di là di tutte le sovrapposizioni e rigidità culturali e ti normalizza. In Africa il ballo non è una semplice rappresentazione ma è una pratica di normalizzazione del corpo. Addirittura, sempre in Africa, quando i giovani ballano in gruppo, gli anziani li osservano con attenzione e se è necessario li correggono nei movimenti. E qui entrano in gioco altre forme di contaminazioni tra anziani e giovani. Insomma il ballo è una forma di linguaggio molto articolato.
Io ti conosco da quando avevo 14 anni e ti seguivo alla radio. Per voi Giovani è stato il programma che ha introdotto alla cultura musicale tutta la generazione di adolescenti e giovani di quegli anni. Come sei arrivato a fare radio?
Anche io sono stato un grande ascoltatore di radio, ma sono stato anche un musicista (nel 1961 il mio gruppo si chiamava The Diamonds, il gruppo successivo fu I Battitori Selvaggi, e poi Willy & the International e poi il gruppo Risoluzione Movimentata). Quando sono stato in Inghilterra ero un forte ascoltatore di radio pirata. Io sono psicoterapeuta (un medico mancato perché non mi sono laureato in medicina ma sono laureato in psicologia), a Londra avevo uno studio di Psicoterapia Somatica (come si diceva allora) e quando rientro in Italia, in sei mesi non riesco a trovare un solo paziente. Ero a Roma e mi capita di curare un amico di un mio amico che aveva un disturbo che gli risolvo definitivamente con una terapia corporea. Dopo questo episodio il mio amico che studiava medicina e presso il quale ero ospite, lavorava anche in Rai. Quando decisi di rientrare in Inghilterra per riprendere a lavorare dopo sei sette mesi di inattività, questo mia amico mi chiese se me la sentivo di fare un provino in radio come presentatore di un programma. Il provino andò bene, anche se quando l'ho risentito era un vero disastro. Ci vollero 6/7 mesi di pratica per raggiungere un buon livello. Certo aver seguito le radio americane ed inglesi, oltre al fatto che ero uno studioso di comunicazione di massa, e conoscendo benissimo i temi sulla comunicazione trattati da Marshall McLuhan, ero in una posizione di vantaggio rispetto a quella che era la radio italiana di quegli anni. Ed allora per qualificarmi ulteriormente, se vuoi anche in maniera egoistica, e creare una mia professionalità ed originalità, feci una serie di operazioni mediatiche fatte bene, tra le quali creare il “Rock del Mediterraneo” e mettere l'uno vicino all'altro il “cafone” del Mississippi e il “cafone” nostrano.
[caption id="attachment_14996" align="alignnone" width="650"] Raffaele Cascone (a destra) con il professor Bruce Mcewen, Rockefeller University, New York[/caption]
Sicuramente una buona parte della scena rock napoletana di quegli anni ti deve molto.
Si, effettivamente mi sono dato molto da fare per valorizzare quella scena e quegli artisti. Per Napoli Centrale, ad esempio, ho fatto molto. L’idea di cantare in napoletano, per esempio, nacque una sera in cui avevamo bevuto, a casa di Alan Sorrenti nel periodo in cui anche lui abitava a Londra. Io presi una chitarra e iniziai a suonare un blues, ma la situazione era molto da italiani all'estero, sai di quelle cose che ad un certo punto, per nostalgia, perché ti manca la tua città, insomma cominciai a cantare in napoletano, versi del tipo “chisto è 'o blues 'e Cascone” e misi insieme diverse rime baciate, ma tutto rigorosamente in napoletano su quella base blues. Alan Sorrenti rimase molto colpito tant'è che me lo sono ritrovato anni dopo che cantava “Dicitencello vuje”.
In effetti Napoli Centrale è stata un'idea nata per caso quando incontrai Franco del Prete e James Senese, nel '72/'73 non ricordo, a casa di Arturo Morfino, dal quale si erano recati per far ascoltare un loro nastro demo dopo che si erano sciolti gli Showman. In questo nastro c'erano delle atmosfere molto fluide ma anche piuttosto ermetiche, sembrava una sorta di musica new age, e su questa base una voce narrante (quella di Franco) recitava dei versi in prosa con un fortissimo accento napoletano... “il bracciante della campagna si reca al sorgere del primo sol a zappar la terra...” Insomma c'era chiaramente l'intenzione di fare qualcosa di nuovo, ma era solo un'intenzione e soprattutto così com'era cozzava totalmente con quello che erano loro. Allora ecco che viene fuori la mia funzione di mediatore artistico, e chiesi cosa volessero dire con quelle parole. Mi diedero delle spiegazioni parlando in dialetto napoletano e mentre lui parlava io scrivevo. Dopo venti minuti io avevo scritto tutto il testo della canzone Campagna. A quel punto mi sono rivolto a James e gli chiedo di cantare quello che avevo scritto, con la sua voce di nero. La prima reazione fu “ma come si canta in napoletano?” e io risposi “tu canta...” e cosi è nato il gruppo Napoli Centrale. Credo che ancora oggi non hanno capito realmente cosa fosse e quale potenziale avesse quel progetto. Il disco ha avuto un notevole successo e quindi ben presto arriva l'idea del secondo album. Ma non vengo interpellato né dal gruppo né dalla casa discografica. Devo dire che il potenziale della band non è stato mai realmente utilizzato, o meglio non l'anno saputo utilizzare. L’operazione Napoli Centrale doveva essere l’operazione tipica di valorizzazione di Napoli. La mia idea era: loro sono bravi, artisti con una enorme potenzialità, ma non sono articolati. Serve loro un’articolazione e gli serve un collegamento al gran mondo. Il gran mondo è li a portata di mano, a Positano dove c’era Shawn Pillips e alcuni suoi musicisti. Insomma questi personaggi avrebbero rappresentato il collegamento alla cultura internazionale. Ma Napoli Centrale e questi artisti stranieri non andavano assolutamente d’accordo. È stato un peccato perché se il primo album ha avuto successo era proprio per il sound, che era una sperimentazione, una fusion dal sapore già internazionale. E quella sperimentazione doveva andare avanti con ulteriori contaminazioni, ma questo si scontrava con l’atteggiamento autarchico dei napoletani.
E chi erano quelli ostativi e perché?
Tutti lo erano, i componenti del gruppo e anche la casa discografica. Erano ostativi perché questa operazione era vissuta da Napoli Centrale come un tradimento.
Alla luce delle cose che mi hai detto come spieghi il successo che i gruppi napoletani hanno avuto in quegli anni?
Gli anni settanta non sono stati anni unici per la creatività, era solo uno dei tanti periodi di particolare creatività. Il fatto che esistesse una trasmissione radiofonica che dava una visibilità ed una rappresentazione collettiva, accostando quei gruppi e quegli artisti a fenomeni molto più solidi ed internazionali, nella rappresentazione mediatica diede un’idea di movimento e di attività particolarmente vivace ai gruppi del sud, non solo di Napoli, vedi anche Franco Battiato che è di Catania, ma anche a molti cantautori del nord. Insomma iniziò una nuova musica, ma non perché quella musica prima non esistesse. Non esisteva il movimento, ma gli artisti erano già tutti lì sul mercato ognuno per proprio conto. Hanno goduto di una notorietà perché, con il mezzo radiofonico, ho creato un territorio comune che non c’era e che li diffondeva come se fossero un vero movimento artistico unitario. Naturalmente questa notorietà è stata costruita anche grazie ai festival politici di quegli anni, come i Festival dell’Unità e quelli di Lotta Continua a cui partecipavano. Tutto questo è durato fino al 31 luglio 1975, data nella quale terminò il mio rapporto con il programma. Da quel momento le case discografiche iniziarono a gestire gli artisti in modo autonomo. Il movimento unitario non c’era più, e non c’era più neanche quel filo conduttore artistico che in qualche modo li legava insieme.
Lo sai che molti ascoltatori quando è terminata la tua esperienza radiofonica si sono sentiti orfani?
Noi che facevamo quei programmi Rai eravamo tutti collaboratori esterni, e lavoravamo per parola di bocca, in pratica non avevamo un contratto. Dopo tre mesi dalla fine del periodo di lavoro la Rai ci mandava una lettera/contratto che noi firmavamo a posteriori. Pagati da fame tra l’altro. Nel 1975 ci fu la riforma RAI e senza entrare troppo in dettagli ed episodi piuttosto oscuri, diciamo che alcuni di noi non furono richiamati a fare programmi. Allora mi sono rivolto all’Associazione Stampa Romana a cui faccio presente che un centinaio di persone si trovano in una situazione complicata pur avendo collaborato a vario titolo in diverse trasmissioni e faccio presente che tutti hanno svolto un lavoro di tipo giornalistico mascherato d’altro. Per fartela breve feci leva sul fatto che avrebbero potuto seguire la nostra vertenza se ci avessero considerato giornalisti che hanno svolto il praticantato proprio durante il periodo di lavoro in Rai. Ora, considerando che l’Associazione accusava un certo calo di iscritti, con le necessarie procedure, ci sarebbero stati cento iscritti in più che ogni anno avrebbero versato quote di iscrizione, contributi e quant’altro. Alla fine la Rai riassume tutti tranne me, ma sotto minaccia di uno sciopero generale dei giornalisti alla fine anche io vengo assunto. Venni convocato dal direttore del personale e mi venne detto che, avendo capeggiato la rivolta, mi sarei dovuto scordare i programmi e mi propose di andare a lavorare al GR a Campobasso o al GR3 notturno. Ho scelto questa seconda proposta e mi faccio due anni cosi, passando da tre milioni di ascoltatori a circa ventimila. Ad un certo punto veniamo convocati per discutere l’ipotesi di una nuova trasmissione che attivi più ascoltatori. A qual punto mi faccio avanti e propongo una mia idea, intitolata Quotidiana Radio 3, una trasmissione che avrebbe trasmesso, dalle sei a mezzogiorno, notizie lette dai quotidiani alternate a musica e interventi degli ascoltatori sui temi trattati. La proposta viene approvata dal consiglio di amministrazione, ma la sera prima di andare in onda, mi dicono che non sarei stato io a condurre il programma perché avevo un forte accento napoletano. A quel punto mi mettono in aspettativa pagata per otto mesi. Dopo vari tentativi di salvaguardare la mia dignità personale e professionale, con diverse richieste di ricollocazione, rassegno le dimissioni. In fondo io nasco psicologo e psicoterapeuta, la radio era nata per caso. A quel punto due giorni dopo era già a San Francisco a fare altro.
Per chiudere questo bellissimo racconto che ci hai regalato. Che musica ascolti oggi?
Oggi c’è inflazione, una situazione opposta agli anni cinquanta durante i quali mi sono formato. Quindi la prima cosa da fare in un contesto dove c’è inflazione di segnali è quello di disintossicarsi da quei segnali. In altre parole staccare la spina per un certo tempo, cioè ascoltare poco e buono. Oggi riascolto con attenzione J.J.Cale e sto studiando a fondo Mark Knopfler, soprattutto da un punto di vista chitarristico e dal punto di vista delle armonie musicali. E naturalmente il Jazz e la Bossa nova. Da vecchio chitarrista ho scoperto che la mia tecnica ormai non c’è più, ma il mio orecchio percepisce cose che prima mi sfuggivano.
Nicola Olivieri
martedì 31 ottobre 2017
Ginnastica Salerno vince la seconda provaB1 femminile
Ginnastica Salerno vince la seconda provaB1 femminile
http://www.salernonews24.com/sport/ginnastica-salerno-vince-la-seconda-provab1-femminile/
Terza ed ultima prova a Montevarchi -
Si è svolta sabato 28 ottobre a Civitavecchia la seconda prova del Campionato di Serie B1 Zona Tecnica 6 di ginnastica artistica femminile. Il successo è andato alla società Ginnastica Salerno che, con le atlete Emily Armi, Francesca Deagostini, Alessia Noschese e Rebecca Dotti guidate da Stefania Cocozza, ha totalizzato 123,60 lasciando alle sue spalle la Ionica Gym Catania con punti 116,85. L’ampia vittoria della squadra granata è maturata soprattutto al corpo libero dove Army e Deagostini sono apparse di un altro pianeta rispetto alle avversarie che si sono fatte rispettare solo alle parallele, limitando poi i danni alla trave e al volteggio.
La terza ed ultima prova del campionato, valida per la promozione in Serie B Nazionale, è in programma a Montevarchi il 28 novembre con i favori del pronostico per il quartetto salernitano.
Redazione SalernoNews24.it
Si è svolta sabato 28 ottobre a Civitavecchia la seconda prova del Campionato di Serie B1 Zona Tecnica 6 di ginnastica artistica femminile. Il successo è andato alla società Ginnastica Salerno che, con le atlete Emily Armi, Francesca Deagostini, Alessia Noschese e Rebecca Dotti guidate da Stefania Cocozza, ha totalizzato 123,60 lasciando alle sue spalle la Ionica Gym Catania con punti 116,85. L’ampia vittoria della squadra granata è maturata soprattutto al corpo libero dove Army e Deagostini sono apparse di un altro pianeta rispetto alle avversarie che si sono fatte rispettare solo alle parallele, limitando poi i danni alla trave e al volteggio.
La terza ed ultima prova del campionato, valida per la promozione in Serie B Nazionale, è in programma a Montevarchi il 28 novembre con i favori del pronostico per il quartetto salernitano.
Redazione SalernoNews24.it
Ginnastica Salerno vince la seconda provaB1 femminile
Ginnastica Salerno vince la seconda provaB1 femminile
http://www.salernonews24.com/sport/ginnastica-salerno-vince-la-seconda-provab1-femminile/
Terza ed ultima prova a Montevarchi -
Si è svolta sabato 28 ottobre a Civitavecchia la seconda prova del Campionato di Serie B1 Zona Tecnica 6 di ginnastica artistica femminile. Il successo è andato alla società Ginnastica Salerno che, con le atlete Emily Armi, Francesca Deagostini, Alessia Noschese e Rebecca Dotti guidate da Stefania Cocozza, ha totalizzato 123,60 lasciando alle sue spalle la Ionica Gym Catania con punti 116,85. L’ampia vittoria della squadra granata è maturata soprattutto al corpo libero dove Army e Deagostini sono apparse di un altro pianeta rispetto alle avversarie che si sono fatte rispettare solo alle parallele, limitando poi i danni alla trave e al volteggio.
La terza ed ultima prova del campionato, valida per la promozione in Serie B Nazionale, è in programma a Montevarchi il 28 novembre con i favori del pronostico per il quartetto salernitano.
Redazione SalernoNews24.it
Si è svolta sabato 28 ottobre a Civitavecchia la seconda prova del Campionato di Serie B1 Zona Tecnica 6 di ginnastica artistica femminile. Il successo è andato alla società Ginnastica Salerno che, con le atlete Emily Armi, Francesca Deagostini, Alessia Noschese e Rebecca Dotti guidate da Stefania Cocozza, ha totalizzato 123,60 lasciando alle sue spalle la Ionica Gym Catania con punti 116,85. L’ampia vittoria della squadra granata è maturata soprattutto al corpo libero dove Army e Deagostini sono apparse di un altro pianeta rispetto alle avversarie che si sono fatte rispettare solo alle parallele, limitando poi i danni alla trave e al volteggio.
La terza ed ultima prova del campionato, valida per la promozione in Serie B Nazionale, è in programma a Montevarchi il 28 novembre con i favori del pronostico per il quartetto salernitano.
Redazione SalernoNews24.it
Halloween non ci appartiene ...
Halloween non ci appartiene ...
http://www.salernonews24.com/sedimenti/halloween-non-ci-appartiene/
Sedimenti-
-di Giorgio Coppola-
Ogni anno, in questi giorni, ascoltiamo sempre la stessa litania.
Ripetizione assidua della negazione della tradizione nostrana della festa dei morti, che nasconde ovviamente una tristezza interna che induce a non festeggiare, negando ogni allegria.
Ma, detto questo, è vero che non ci appartiene?
Faccio una premessa:
il termine Halloween deriva dal nome "All-Hallows-Eve", cioè in lingua inglese (meglio ancora scozzese) notte prima di Ognissanti. La prima festa folkloristica cui si fa derivare poi il rito internazionalmente riconosciuto risale alle popolazioni celtiche (sembra in Irlanda). Stiamo parlando ovviamente di riti pagani (detti Samhain) tesi a celebrare i morti per festeggiare la vita. Di lì si è diffuso in tutte le zone anglosassoni, sino all'840 quando il Papa riconobbe la festa di Ognissanti.
Con i secoli si è evoluta, e negli USA sono nate le tradizioni della zucca e dei travestimenti nella notte del 31 ottobre.
Potrei citarvi numerosissime tradizioni secolari italiane, diverse da Regione a Regione, ma mi soffermo su Napoli dove è antichissima la festa "dei morti", legata ovviamente al loro secolare culto.
Credo che tutti siano andati almeno una volta a visitare il "Cimitero delle Fontanelle".
Collegata al culto vi era la festa dei bambini che giravano la città "intenti a richiedere offerte di dolci con fare più o meno minaccioso e canzonatorio, mascherati elegantemente o con quattro stracci" (citazione).
L'invocazione era "fate bene i santi morti".
I bambini giravano con una cassetta a forma di bara chiamata “‘u tavutiello” cantando questi versi:
"Famme bene, pe’ li muorte:
dint’a ‘sta péttula che ‘ce puórte?
Passe e ficusecche ‘nce puórte
e famme bene, pe’ li muorte
Forse non ci appartiene il nome anglosassone Halloween (come forse non ci dovrebbero appartenere neanche l'esclamazione Ok, oppure doping, oppure Stop, Game Over, On/off, Hostess, Casual, Top, Manager, Puzzle, Play-boy, Software, Dessert, Gay, Boss, ecc....), ma la tradizione di celebrare i morti con una festa appartiene anche a noi (allo stesso modo di come è antichissima la nostra tradizione dolciaria di questo periodo con il torrone al cioccolato).
Quindi, per favore, finitela con questa litania, e fate divertire i bambini, che poi, se vi concentrate, vi divertite anche voi genitori.
Infine, se potete, insegnate loro la filastrocca, così conserviamo anche le nostre tradizioni e la nostra lingua.
Ve lo direbbe anche Eduardo, che in questo giorno, 30 anni fa, se ne andò.
-di Giorgio Coppola-
Ogni anno, in questi giorni, ascoltiamo sempre la stessa litania.
Ripetizione assidua della negazione della tradizione nostrana della festa dei morti, che nasconde ovviamente una tristezza interna che induce a non festeggiare, negando ogni allegria.
Ma, detto questo, è vero che non ci appartiene?
Faccio una premessa:
il termine Halloween deriva dal nome "All-Hallows-Eve", cioè in lingua inglese (meglio ancora scozzese) notte prima di Ognissanti. La prima festa folkloristica cui si fa derivare poi il rito internazionalmente riconosciuto risale alle popolazioni celtiche (sembra in Irlanda). Stiamo parlando ovviamente di riti pagani (detti Samhain) tesi a celebrare i morti per festeggiare la vita. Di lì si è diffuso in tutte le zone anglosassoni, sino all'840 quando il Papa riconobbe la festa di Ognissanti.
Con i secoli si è evoluta, e negli USA sono nate le tradizioni della zucca e dei travestimenti nella notte del 31 ottobre.
Potrei citarvi numerosissime tradizioni secolari italiane, diverse da Regione a Regione, ma mi soffermo su Napoli dove è antichissima la festa "dei morti", legata ovviamente al loro secolare culto.
Credo che tutti siano andati almeno una volta a visitare il "Cimitero delle Fontanelle".
Collegata al culto vi era la festa dei bambini che giravano la città "intenti a richiedere offerte di dolci con fare più o meno minaccioso e canzonatorio, mascherati elegantemente o con quattro stracci" (citazione).
L'invocazione era "fate bene i santi morti".
I bambini giravano con una cassetta a forma di bara chiamata “‘u tavutiello” cantando questi versi:
"Famme bene, pe’ li muorte:
dint’a ‘sta péttula che ‘ce puórte?
Passe e ficusecche ‘nce puórte
e famme bene, pe’ li muorte
Forse non ci appartiene il nome anglosassone Halloween (come forse non ci dovrebbero appartenere neanche l'esclamazione Ok, oppure doping, oppure Stop, Game Over, On/off, Hostess, Casual, Top, Manager, Puzzle, Play-boy, Software, Dessert, Gay, Boss, ecc....), ma la tradizione di celebrare i morti con una festa appartiene anche a noi (allo stesso modo di come è antichissima la nostra tradizione dolciaria di questo periodo con il torrone al cioccolato).
Quindi, per favore, finitela con questa litania, e fate divertire i bambini, che poi, se vi concentrate, vi divertite anche voi genitori.
Infine, se potete, insegnate loro la filastrocca, così conserviamo anche le nostre tradizioni e la nostra lingua.
Ve lo direbbe anche Eduardo, che in questo giorno, 30 anni fa, se ne andò.
Halloween non ci appartiene ...
Halloween non ci appartiene ...
http://www.salernonews24.com/sedimenti/halloween-non-ci-appartiene/
Sedimenti-
-di Giorgio Coppola-
Ogni anno, in questi giorni, ascoltiamo sempre la stessa litania.
Ripetizione assidua della negazione della tradizione nostrana della festa dei morti, che nasconde ovviamente una tristezza interna che induce a non festeggiare, negando ogni allegria.
Ma, detto questo, è vero che non ci appartiene?
Faccio una premessa:
il termine Halloween deriva dal nome "All-Hallows-Eve", cioè in lingua inglese (meglio ancora scozzese) notte prima di Ognissanti. La prima festa folkloristica cui si fa derivare poi il rito internazionalmente riconosciuto risale alle popolazioni celtiche (sembra in Irlanda). Stiamo parlando ovviamente di riti pagani (detti Samhain) tesi a celebrare i morti per festeggiare la vita. Di lì si è diffuso in tutte le zone anglosassoni, sino all'840 quando il Papa riconobbe la festa di Ognissanti.
Con i secoli si è evoluta, e negli USA sono nate le tradizioni della zucca e dei travestimenti nella notte del 31 ottobre.
Potrei citarvi numerosissime tradizioni secolari italiane, diverse da Regione a Regione, ma mi soffermo su Napoli dove è antichissima la festa "dei morti", legata ovviamente al loro secolare culto.
Credo che tutti siano andati almeno una volta a visitare il "Cimitero delle Fontanelle".
Collegata al culto vi era la festa dei bambini che giravano la città "intenti a richiedere offerte di dolci con fare più o meno minaccioso e canzonatorio, mascherati elegantemente o con quattro stracci" (citazione).
L'invocazione era "fate bene i santi morti".
I bambini giravano con una cassetta a forma di bara chiamata “‘u tavutiello” cantando questi versi:
"Famme bene, pe’ li muorte:
dint’a ‘sta péttula che ‘ce puórte?
Passe e ficusecche ‘nce puórte
e famme bene, pe’ li muorte
Forse non ci appartiene il nome anglosassone Halloween (come forse non ci dovrebbero appartenere neanche l'esclamazione Ok, oppure doping, oppure Stop, Game Over, On/off, Hostess, Casual, Top, Manager, Puzzle, Play-boy, Software, Dessert, Gay, Boss, ecc....), ma la tradizione di celebrare i morti con una festa appartiene anche a noi (allo stesso modo di come è antichissima la nostra tradizione dolciaria di questo periodo con il torrone al cioccolato).
Quindi, per favore, finitela con questa litania, e fate divertire i bambini, che poi, se vi concentrate, vi divertite anche voi genitori.
Infine, se potete, insegnate loro la filastrocca, così conserviamo anche le nostre tradizioni e la nostra lingua.
Ve lo direbbe anche Eduardo, che in questo giorno, 30 anni fa, se ne andò.
-di Giorgio Coppola-
Ogni anno, in questi giorni, ascoltiamo sempre la stessa litania.
Ripetizione assidua della negazione della tradizione nostrana della festa dei morti, che nasconde ovviamente una tristezza interna che induce a non festeggiare, negando ogni allegria.
Ma, detto questo, è vero che non ci appartiene?
Faccio una premessa:
il termine Halloween deriva dal nome "All-Hallows-Eve", cioè in lingua inglese (meglio ancora scozzese) notte prima di Ognissanti. La prima festa folkloristica cui si fa derivare poi il rito internazionalmente riconosciuto risale alle popolazioni celtiche (sembra in Irlanda). Stiamo parlando ovviamente di riti pagani (detti Samhain) tesi a celebrare i morti per festeggiare la vita. Di lì si è diffuso in tutte le zone anglosassoni, sino all'840 quando il Papa riconobbe la festa di Ognissanti.
Con i secoli si è evoluta, e negli USA sono nate le tradizioni della zucca e dei travestimenti nella notte del 31 ottobre.
Potrei citarvi numerosissime tradizioni secolari italiane, diverse da Regione a Regione, ma mi soffermo su Napoli dove è antichissima la festa "dei morti", legata ovviamente al loro secolare culto.
Credo che tutti siano andati almeno una volta a visitare il "Cimitero delle Fontanelle".
Collegata al culto vi era la festa dei bambini che giravano la città "intenti a richiedere offerte di dolci con fare più o meno minaccioso e canzonatorio, mascherati elegantemente o con quattro stracci" (citazione).
L'invocazione era "fate bene i santi morti".
I bambini giravano con una cassetta a forma di bara chiamata “‘u tavutiello” cantando questi versi:
"Famme bene, pe’ li muorte:
dint’a ‘sta péttula che ‘ce puórte?
Passe e ficusecche ‘nce puórte
e famme bene, pe’ li muorte
Forse non ci appartiene il nome anglosassone Halloween (come forse non ci dovrebbero appartenere neanche l'esclamazione Ok, oppure doping, oppure Stop, Game Over, On/off, Hostess, Casual, Top, Manager, Puzzle, Play-boy, Software, Dessert, Gay, Boss, ecc....), ma la tradizione di celebrare i morti con una festa appartiene anche a noi (allo stesso modo di come è antichissima la nostra tradizione dolciaria di questo periodo con il torrone al cioccolato).
Quindi, per favore, finitela con questa litania, e fate divertire i bambini, che poi, se vi concentrate, vi divertite anche voi genitori.
Infine, se potete, insegnate loro la filastrocca, così conserviamo anche le nostre tradizioni e la nostra lingua.
Ve lo direbbe anche Eduardo, che in questo giorno, 30 anni fa, se ne andò.
Trionfo di un'azienda salernitana all'edizione HostMilano 2017
Trionfo di un'azienda salernitana all'edizione HostMilano 2017
http://www.salernonews24.com/uncategorized/trionfo-di-unazienda-salernitana-alledizione-hostmilano-2017/
Convincente il concept bar proposto: serviti oltre 5mila caffè in 5 giorni-
di Sergio Del Vecchio-
Un' azienda salernitana che vanta un prodotto di eccellenza: è questo quanto si evince dall'edizione HostMilano 2017, la biennale più importante al mondo nell'ambito dell'ospitalità e della ristorazione a cui ha partecipato l'azienda Caffè Trucillo, storico produttore di Salerno. Con un’importante diffusione sul territorio e una crescente quota di export l'azienda è alla continua ricerca di innovazione e da sempre risponde alle esigenze dei consumatori restando al passo con le richieste del mercato.
«Torniamo a casa con il sorriso - spiega Fausta Colosimo, Managing Director dell’azienda - Host è la consacrazione dell’impegno profuso in tanti anni, che abbiamo riletto nelle attestazioni di stima e riconoscenza dei clienti consolidati e potenziali, dei fornitori, e anche delle tante personalità del settore. Il merito è senza dubbio di tutti, della Trucillo’s Family, una squadra (eravamo in diciotto) che si sente parte integrante di un progetto comune, che viaggia nella stessa direzione per la realizzazione dello stesso obiettivo. Il nostro grande vantaggio è proprio questo: siamo riusciti a tessere una tela di rapporti umani e professionalità che renda l’una imprescindibile dall’altra. Metterci l’anima restituisce nuova linfa al lavoro, nel nostro caso, al caffè».
Un’edizione da record, questa dell'HostMilano 2017 che ha registrato un incremento di presenze del 23,4% rispetto al 2015 ed un totale medio di quasi 190mila presenze tra visitatori e buyer da 177 nazioni ed Caffè Trucillo si gode il trionfo e traduce in cifre il suo successo. E' tempo di bilanci per l'azienda salernitana e sono ottimi: in cinque giorni sono stati distribuiti circa cinquemila caffè, registrando consenso in termini di qualità del prodotto e professionalità del team Trucillo.
Ad attrarre il pubblico è stato il nuovo concept Bar Trucillo, Espresso Bar da una parte e Brew Bar, con i caffè filtro monorigine, dall’altra; caffè espresso e coffee brewing, duplice offerta che segue le tendenze del momento nel mondo. Tantissimi i visitatori presenti provenienti dall'Europa ma anche dalla Cina, Usa e Medio Oriente. Quest’ultimo, insieme con l’Asia, costituisce il mercato a cui a breve Trucillo si affaccerà: Shanghai e Ryadh sono infatti le nuove mete fieristiche del mese di novembre, le nuove sfide.
Fiore all'occhiello dell'azienda, l’Accademia Trucillo, centro di apprendimento internazionale, messo in piedi dall’azienda nel 1998 con l’obiettivo di formare i professionisti del settore attraverso una proposta didattica ambiziosa e dinamica.
«Accademia Trucillo è condivisione, cultura, esperienza. È un progetto sempre in evoluzione, che da 20 anni si rinnova e si struttura in base ai trend del mercato - aggiunge Antonia Trucillo, Responsabile Marketing, Accademia Trucillo e Trainer SCA - Noi ci abbiamo creduto e oggi raccogliamo i frutti di un successo che ci inorgoglisce. Nei prossimi mesi il calendario è ricco di appuntamenti formativi e dedicati, e novembre inaugura con la campionessa di Latte Art Chiara Bergonzi e con il corso di Patente di Assaggiatore Caffè»
di Sergio Del Vecchio-
Un' azienda salernitana che vanta un prodotto di eccellenza: è questo quanto si evince dall'edizione HostMilano 2017, la biennale più importante al mondo nell'ambito dell'ospitalità e della ristorazione a cui ha partecipato l'azienda Caffè Trucillo, storico produttore di Salerno. Con un’importante diffusione sul territorio e una crescente quota di export l'azienda è alla continua ricerca di innovazione e da sempre risponde alle esigenze dei consumatori restando al passo con le richieste del mercato.
«Torniamo a casa con il sorriso - spiega Fausta Colosimo, Managing Director dell’azienda - Host è la consacrazione dell’impegno profuso in tanti anni, che abbiamo riletto nelle attestazioni di stima e riconoscenza dei clienti consolidati e potenziali, dei fornitori, e anche delle tante personalità del settore. Il merito è senza dubbio di tutti, della Trucillo’s Family, una squadra (eravamo in diciotto) che si sente parte integrante di un progetto comune, che viaggia nella stessa direzione per la realizzazione dello stesso obiettivo. Il nostro grande vantaggio è proprio questo: siamo riusciti a tessere una tela di rapporti umani e professionalità che renda l’una imprescindibile dall’altra. Metterci l’anima restituisce nuova linfa al lavoro, nel nostro caso, al caffè».
Un’edizione da record, questa dell'HostMilano 2017 che ha registrato un incremento di presenze del 23,4% rispetto al 2015 ed un totale medio di quasi 190mila presenze tra visitatori e buyer da 177 nazioni ed Caffè Trucillo si gode il trionfo e traduce in cifre il suo successo. E' tempo di bilanci per l'azienda salernitana e sono ottimi: in cinque giorni sono stati distribuiti circa cinquemila caffè, registrando consenso in termini di qualità del prodotto e professionalità del team Trucillo.
Ad attrarre il pubblico è stato il nuovo concept Bar Trucillo, Espresso Bar da una parte e Brew Bar, con i caffè filtro monorigine, dall’altra; caffè espresso e coffee brewing, duplice offerta che segue le tendenze del momento nel mondo. Tantissimi i visitatori presenti provenienti dall'Europa ma anche dalla Cina, Usa e Medio Oriente. Quest’ultimo, insieme con l’Asia, costituisce il mercato a cui a breve Trucillo si affaccerà: Shanghai e Ryadh sono infatti le nuove mete fieristiche del mese di novembre, le nuove sfide.
Fiore all'occhiello dell'azienda, l’Accademia Trucillo, centro di apprendimento internazionale, messo in piedi dall’azienda nel 1998 con l’obiettivo di formare i professionisti del settore attraverso una proposta didattica ambiziosa e dinamica.
«Accademia Trucillo è condivisione, cultura, esperienza. È un progetto sempre in evoluzione, che da 20 anni si rinnova e si struttura in base ai trend del mercato - aggiunge Antonia Trucillo, Responsabile Marketing, Accademia Trucillo e Trainer SCA - Noi ci abbiamo creduto e oggi raccogliamo i frutti di un successo che ci inorgoglisce. Nei prossimi mesi il calendario è ricco di appuntamenti formativi e dedicati, e novembre inaugura con la campionessa di Latte Art Chiara Bergonzi e con il corso di Patente di Assaggiatore Caffè»
Trionfo di un'azienda salernitana all'edizione HostMilano 2017
Trionfo di un'azienda salernitana all'edizione HostMilano 2017
http://www.salernonews24.com/uncategorized/trionfo-di-unazienda-salernitana-alledizione-hostmilano-2017/
Convincente il concept bar proposto: serviti oltre 5mila caffè in 5 giorni-
di Sergio Del Vecchio-
Un' azienda salernitana che vanta un prodotto di eccellenza: è questo quanto si evince dall'edizione HostMilano 2017, la biennale più importante al mondo nell'ambito dell'ospitalità e della ristorazione a cui ha partecipato l'azienda Caffè Trucillo, storico produttore di Salerno. Con un’importante diffusione sul territorio e una crescente quota di export l'azienda è alla continua ricerca di innovazione e da sempre risponde alle esigenze dei consumatori restando al passo con le richieste del mercato.
«Torniamo a casa con il sorriso - spiega Fausta Colosimo, Managing Director dell’azienda - Host è la consacrazione dell’impegno profuso in tanti anni, che abbiamo riletto nelle attestazioni di stima e riconoscenza dei clienti consolidati e potenziali, dei fornitori, e anche delle tante personalità del settore. Il merito è senza dubbio di tutti, della Trucillo’s Family, una squadra (eravamo in diciotto) che si sente parte integrante di un progetto comune, che viaggia nella stessa direzione per la realizzazione dello stesso obiettivo. Il nostro grande vantaggio è proprio questo: siamo riusciti a tessere una tela di rapporti umani e professionalità che renda l’una imprescindibile dall’altra. Metterci l’anima restituisce nuova linfa al lavoro, nel nostro caso, al caffè».
Un’edizione da record, questa dell'HostMilano 2017 che ha registrato un incremento di presenze del 23,4% rispetto al 2015 ed un totale medio di quasi 190mila presenze tra visitatori e buyer da 177 nazioni ed Caffè Trucillo si gode il trionfo e traduce in cifre il suo successo. E' tempo di bilanci per l'azienda salernitana e sono ottimi: in cinque giorni sono stati distribuiti circa cinquemila caffè, registrando consenso in termini di qualità del prodotto e professionalità del team Trucillo.
Ad attrarre il pubblico è stato il nuovo concept Bar Trucillo, Espresso Bar da una parte e Brew Bar, con i caffè filtro monorigine, dall’altra; caffè espresso e coffee brewing, duplice offerta che segue le tendenze del momento nel mondo. Tantissimi i visitatori presenti provenienti dall'Europa ma anche dalla Cina, Usa e Medio Oriente. Quest’ultimo, insieme con l’Asia, costituisce il mercato a cui a breve Trucillo si affaccerà: Shanghai e Ryadh sono infatti le nuove mete fieristiche del mese di novembre, le nuove sfide.
Fiore all'occhiello dell'azienda, l’Accademia Trucillo, centro di apprendimento internazionale, messo in piedi dall’azienda nel 1998 con l’obiettivo di formare i professionisti del settore attraverso una proposta didattica ambiziosa e dinamica.
«Accademia Trucillo è condivisione, cultura, esperienza. È un progetto sempre in evoluzione, che da 20 anni si rinnova e si struttura in base ai trend del mercato - aggiunge Antonia Trucillo, Responsabile Marketing, Accademia Trucillo e Trainer SCA - Noi ci abbiamo creduto e oggi raccogliamo i frutti di un successo che ci inorgoglisce. Nei prossimi mesi il calendario è ricco di appuntamenti formativi e dedicati, e novembre inaugura con la campionessa di Latte Art Chiara Bergonzi e con il corso di Patente di Assaggiatore Caffè»
di Sergio Del Vecchio-
Un' azienda salernitana che vanta un prodotto di eccellenza: è questo quanto si evince dall'edizione HostMilano 2017, la biennale più importante al mondo nell'ambito dell'ospitalità e della ristorazione a cui ha partecipato l'azienda Caffè Trucillo, storico produttore di Salerno. Con un’importante diffusione sul territorio e una crescente quota di export l'azienda è alla continua ricerca di innovazione e da sempre risponde alle esigenze dei consumatori restando al passo con le richieste del mercato.
«Torniamo a casa con il sorriso - spiega Fausta Colosimo, Managing Director dell’azienda - Host è la consacrazione dell’impegno profuso in tanti anni, che abbiamo riletto nelle attestazioni di stima e riconoscenza dei clienti consolidati e potenziali, dei fornitori, e anche delle tante personalità del settore. Il merito è senza dubbio di tutti, della Trucillo’s Family, una squadra (eravamo in diciotto) che si sente parte integrante di un progetto comune, che viaggia nella stessa direzione per la realizzazione dello stesso obiettivo. Il nostro grande vantaggio è proprio questo: siamo riusciti a tessere una tela di rapporti umani e professionalità che renda l’una imprescindibile dall’altra. Metterci l’anima restituisce nuova linfa al lavoro, nel nostro caso, al caffè».
Un’edizione da record, questa dell'HostMilano 2017 che ha registrato un incremento di presenze del 23,4% rispetto al 2015 ed un totale medio di quasi 190mila presenze tra visitatori e buyer da 177 nazioni ed Caffè Trucillo si gode il trionfo e traduce in cifre il suo successo. E' tempo di bilanci per l'azienda salernitana e sono ottimi: in cinque giorni sono stati distribuiti circa cinquemila caffè, registrando consenso in termini di qualità del prodotto e professionalità del team Trucillo.
Ad attrarre il pubblico è stato il nuovo concept Bar Trucillo, Espresso Bar da una parte e Brew Bar, con i caffè filtro monorigine, dall’altra; caffè espresso e coffee brewing, duplice offerta che segue le tendenze del momento nel mondo. Tantissimi i visitatori presenti provenienti dall'Europa ma anche dalla Cina, Usa e Medio Oriente. Quest’ultimo, insieme con l’Asia, costituisce il mercato a cui a breve Trucillo si affaccerà: Shanghai e Ryadh sono infatti le nuove mete fieristiche del mese di novembre, le nuove sfide.
Fiore all'occhiello dell'azienda, l’Accademia Trucillo, centro di apprendimento internazionale, messo in piedi dall’azienda nel 1998 con l’obiettivo di formare i professionisti del settore attraverso una proposta didattica ambiziosa e dinamica.
«Accademia Trucillo è condivisione, cultura, esperienza. È un progetto sempre in evoluzione, che da 20 anni si rinnova e si struttura in base ai trend del mercato - aggiunge Antonia Trucillo, Responsabile Marketing, Accademia Trucillo e Trainer SCA - Noi ci abbiamo creduto e oggi raccogliamo i frutti di un successo che ci inorgoglisce. Nei prossimi mesi il calendario è ricco di appuntamenti formativi e dedicati, e novembre inaugura con la campionessa di Latte Art Chiara Bergonzi e con il corso di Patente di Assaggiatore Caffè»
L’esercito di terracotta in esposizione a Napoli
L’esercito di terracotta in esposizione a Napoli
http://www.salernonews24.com/sedimenti/lesercito-di-terracotta-in-esposizione-a-napoli/
Pregi e difetti della mostra aperta sino al 28 gennaio ‘18 -
di Giorgio Coppola-
Immaginate di ricostruire una piccola parte di Pompei, e di imballarla prima di spedirla in giro per il mondo. Una mostra di tal genere potrebbe essere denominata “Le rovine di Pompei”. Ora, ponetevi alcune domande. La prima è quale senso artistico abbia un’operazione di tal genere. La seconda è se sia giusto che l’archeologia si trasformi in una impresa di ripetizione di capolavori antichi. La terza è se un’esposizione simile, chiusa in un piccolo spazio espositivo, possa rendere appieno la grandezza del passato.
“L’esercito di terracotta”, fino al 28 gennaio 2018 in mostra presso la Basilica dello Spirito Santo, in via Toledo, a Napoli, è sostanzialmente questo. Trattasi, difatti, di una riproduzione moderna di centosettanta soldati di argilla, ritrovati, per puro caso, nel 1974 in Cina.
Siamo nella provincia Shaanxi. Un contadino, intento a cercare una sorgente d’acqua, si imbatte in antiche statue, coperte e mantenute nei secoli da numerosi strati di terreno. Ad oggi sono state portate alla luce millesettecento, delle ottomila previste, e sarebbero parte di un finto esercito posto a protezione della tomba di Qui Shi Hungdi, il primo imperatore che riuscì nell’intento di unificare tutti i territori e i popoli, che da anni, si combattevano.
Dei cinquantasei chilometri quadrati dell’intera necropoli, solo venti sono stati oggetto di scavo; anche il mausoleo, che conterrebbe le spoglie dell’imperatore, morto improvvisamente intorno ai quarant’anni, resta ad oggi sepolto. Gli archeologici locali sono scettici sul recupero, un po’ per paura di danneggiamenti, un po’ per spiritualità. Shi Huangdi è particolarmente venerato per essere stato il fondatore della Cina (siamo intorno al 200 a.C. ), ma anche per essere stato colui che iniziò la costruzione della grande muraglia e che per primo diede a tutti una lingua comune.
Quella visibile a Napoli è, dunque, una piccola riproduzione, fatta da artigiani moderni, di quanto è meravigliosamente custodito in quei luoghi lontani, e che l’Unesco ha dichiarato patrimonio universale. La sua visione spinge, pertanto, a dare risposte alle domande iniziali, anche per comprendere appieno la portata di un’esposizione tanto pubblicizzata. All’interno del percorso sono, tra l’altro, presenti numerosi pannelli esplicativi, che, non solo risultano spesso ripetitivi, ma altresì lacunosi. Sembrano mancare, infatti, dati tratti da approfondite ricerche di studiosi storici. Molte notizie sono recuperate dagli scritti di Sima Qian, una sorta di Tacito cinese, che, però, è stato oggetto di numerose critiche, per la sua presunta non obiettività.
Di certo, la mostra è adatta ad un pubblico di giovanissimi, e può essere lo spunto per un viaggio sui luoghi reali. Godere di Pompei alle falde del Vesuvio è ben differente dal viverla in un lontano museo cinese, riprodotto in piccole proporzioni.
di Giorgio Coppola-
Immaginate di ricostruire una piccola parte di Pompei, e di imballarla prima di spedirla in giro per il mondo. Una mostra di tal genere potrebbe essere denominata “Le rovine di Pompei”. Ora, ponetevi alcune domande. La prima è quale senso artistico abbia un’operazione di tal genere. La seconda è se sia giusto che l’archeologia si trasformi in una impresa di ripetizione di capolavori antichi. La terza è se un’esposizione simile, chiusa in un piccolo spazio espositivo, possa rendere appieno la grandezza del passato.
“L’esercito di terracotta”, fino al 28 gennaio 2018 in mostra presso la Basilica dello Spirito Santo, in via Toledo, a Napoli, è sostanzialmente questo. Trattasi, difatti, di una riproduzione moderna di centosettanta soldati di argilla, ritrovati, per puro caso, nel 1974 in Cina.
Siamo nella provincia Shaanxi. Un contadino, intento a cercare una sorgente d’acqua, si imbatte in antiche statue, coperte e mantenute nei secoli da numerosi strati di terreno. Ad oggi sono state portate alla luce millesettecento, delle ottomila previste, e sarebbero parte di un finto esercito posto a protezione della tomba di Qui Shi Hungdi, il primo imperatore che riuscì nell’intento di unificare tutti i territori e i popoli, che da anni, si combattevano.
Dei cinquantasei chilometri quadrati dell’intera necropoli, solo venti sono stati oggetto di scavo; anche il mausoleo, che conterrebbe le spoglie dell’imperatore, morto improvvisamente intorno ai quarant’anni, resta ad oggi sepolto. Gli archeologici locali sono scettici sul recupero, un po’ per paura di danneggiamenti, un po’ per spiritualità. Shi Huangdi è particolarmente venerato per essere stato il fondatore della Cina (siamo intorno al 200 a.C. ), ma anche per essere stato colui che iniziò la costruzione della grande muraglia e che per primo diede a tutti una lingua comune.
Quella visibile a Napoli è, dunque, una piccola riproduzione, fatta da artigiani moderni, di quanto è meravigliosamente custodito in quei luoghi lontani, e che l’Unesco ha dichiarato patrimonio universale. La sua visione spinge, pertanto, a dare risposte alle domande iniziali, anche per comprendere appieno la portata di un’esposizione tanto pubblicizzata. All’interno del percorso sono, tra l’altro, presenti numerosi pannelli esplicativi, che, non solo risultano spesso ripetitivi, ma altresì lacunosi. Sembrano mancare, infatti, dati tratti da approfondite ricerche di studiosi storici. Molte notizie sono recuperate dagli scritti di Sima Qian, una sorta di Tacito cinese, che, però, è stato oggetto di numerose critiche, per la sua presunta non obiettività.
Di certo, la mostra è adatta ad un pubblico di giovanissimi, e può essere lo spunto per un viaggio sui luoghi reali. Godere di Pompei alle falde del Vesuvio è ben differente dal viverla in un lontano museo cinese, riprodotto in piccole proporzioni.
L’esercito di terracotta in esposizione a Napoli
L’esercito di terracotta in esposizione a Napoli
http://www.salernonews24.com/sedimenti/lesercito-di-terracotta-in-esposizione-a-napoli/
Pregi e difetti della mostra aperta sino al 28 gennaio ‘18 -
di Giorgio Coppola-
Immaginate di ricostruire una piccola parte di Pompei, e di imballarla prima di spedirla in giro per il mondo. Una mostra di tal genere potrebbe essere denominata “Le rovine di Pompei”. Ora, ponetevi alcune domande. La prima è quale senso artistico abbia un’operazione di tal genere. La seconda è se sia giusto che l’archeologia si trasformi in una impresa di ripetizione di capolavori antichi. La terza è se un’esposizione simile, chiusa in un piccolo spazio espositivo, possa rendere appieno la grandezza del passato.
“L’esercito di terracotta”, fino al 28 gennaio 2018 in mostra presso la Basilica dello Spirito Santo, in via Toledo, a Napoli, è sostanzialmente questo. Trattasi, difatti, di una riproduzione moderna di centosettanta soldati di argilla, ritrovati, per puro caso, nel 1974 in Cina.
Siamo nella provincia Shaanxi. Un contadino, intento a cercare una sorgente d’acqua, si imbatte in antiche statue, coperte e mantenute nei secoli da numerosi strati di terreno. Ad oggi sono state portate alla luce millesettecento, delle ottomila previste, e sarebbero parte di un finto esercito posto a protezione della tomba di Qui Shi Hungdi, il primo imperatore che riuscì nell’intento di unificare tutti i territori e i popoli, che da anni, si combattevano.
Dei cinquantasei chilometri quadrati dell’intera necropoli, solo venti sono stati oggetto di scavo; anche il mausoleo, che conterrebbe le spoglie dell’imperatore, morto improvvisamente intorno ai quarant’anni, resta ad oggi sepolto. Gli archeologici locali sono scettici sul recupero, un po’ per paura di danneggiamenti, un po’ per spiritualità. Shi Huangdi è particolarmente venerato per essere stato il fondatore della Cina (siamo intorno al 200 a.C. ), ma anche per essere stato colui che iniziò la costruzione della grande muraglia e che per primo diede a tutti una lingua comune.
Quella visibile a Napoli è, dunque, una piccola riproduzione, fatta da artigiani moderni, di quanto è meravigliosamente custodito in quei luoghi lontani, e che l’Unesco ha dichiarato patrimonio universale. La sua visione spinge, pertanto, a dare risposte alle domande iniziali, anche per comprendere appieno la portata di un’esposizione tanto pubblicizzata. All’interno del percorso sono, tra l’altro, presenti numerosi pannelli esplicativi, che, non solo risultano spesso ripetitivi, ma altresì lacunosi. Sembrano mancare, infatti, dati tratti da approfondite ricerche di studiosi storici. Molte notizie sono recuperate dagli scritti di Sima Qian, una sorta di Tacito cinese, che, però, è stato oggetto di numerose critiche, per la sua presunta non obiettività.
Di certo, la mostra è adatta ad un pubblico di giovanissimi, e può essere lo spunto per un viaggio sui luoghi reali. Godere di Pompei alle falde del Vesuvio è ben differente dal viverla in un lontano museo cinese, riprodotto in piccole proporzioni.
di Giorgio Coppola-
Immaginate di ricostruire una piccola parte di Pompei, e di imballarla prima di spedirla in giro per il mondo. Una mostra di tal genere potrebbe essere denominata “Le rovine di Pompei”. Ora, ponetevi alcune domande. La prima è quale senso artistico abbia un’operazione di tal genere. La seconda è se sia giusto che l’archeologia si trasformi in una impresa di ripetizione di capolavori antichi. La terza è se un’esposizione simile, chiusa in un piccolo spazio espositivo, possa rendere appieno la grandezza del passato.
“L’esercito di terracotta”, fino al 28 gennaio 2018 in mostra presso la Basilica dello Spirito Santo, in via Toledo, a Napoli, è sostanzialmente questo. Trattasi, difatti, di una riproduzione moderna di centosettanta soldati di argilla, ritrovati, per puro caso, nel 1974 in Cina.
Siamo nella provincia Shaanxi. Un contadino, intento a cercare una sorgente d’acqua, si imbatte in antiche statue, coperte e mantenute nei secoli da numerosi strati di terreno. Ad oggi sono state portate alla luce millesettecento, delle ottomila previste, e sarebbero parte di un finto esercito posto a protezione della tomba di Qui Shi Hungdi, il primo imperatore che riuscì nell’intento di unificare tutti i territori e i popoli, che da anni, si combattevano.
Dei cinquantasei chilometri quadrati dell’intera necropoli, solo venti sono stati oggetto di scavo; anche il mausoleo, che conterrebbe le spoglie dell’imperatore, morto improvvisamente intorno ai quarant’anni, resta ad oggi sepolto. Gli archeologici locali sono scettici sul recupero, un po’ per paura di danneggiamenti, un po’ per spiritualità. Shi Huangdi è particolarmente venerato per essere stato il fondatore della Cina (siamo intorno al 200 a.C. ), ma anche per essere stato colui che iniziò la costruzione della grande muraglia e che per primo diede a tutti una lingua comune.
Quella visibile a Napoli è, dunque, una piccola riproduzione, fatta da artigiani moderni, di quanto è meravigliosamente custodito in quei luoghi lontani, e che l’Unesco ha dichiarato patrimonio universale. La sua visione spinge, pertanto, a dare risposte alle domande iniziali, anche per comprendere appieno la portata di un’esposizione tanto pubblicizzata. All’interno del percorso sono, tra l’altro, presenti numerosi pannelli esplicativi, che, non solo risultano spesso ripetitivi, ma altresì lacunosi. Sembrano mancare, infatti, dati tratti da approfondite ricerche di studiosi storici. Molte notizie sono recuperate dagli scritti di Sima Qian, una sorta di Tacito cinese, che, però, è stato oggetto di numerose critiche, per la sua presunta non obiettività.
Di certo, la mostra è adatta ad un pubblico di giovanissimi, e può essere lo spunto per un viaggio sui luoghi reali. Godere di Pompei alle falde del Vesuvio è ben differente dal viverla in un lontano museo cinese, riprodotto in piccole proporzioni.
Due provvedimenti DASPO per due tifosi salernitani
Due provvedimenti DASPO per due tifosi salernitani
http://www.salernonews24.com/cronaca/due-provvedimenti-daspo-per-due-tifosi-salernitani/
Sono stati emessi, dal Questore di Salerno, due provvedimenti DASPO nei confronti di due tifosi della Salernitana, ritenuti responsabili di episodi di violenza. Infatti, un 33enne, in occasione di Salernitana – Cesena, del 24 ottobre 2015, ed un 38enne, in occasione di Salernitana – Perugia, del 31 ottobre 2015, entrambi salernitani, con l’intento di sottrarsi ai controlli, si sono resi responsabili, al momento del filtraggio presso i varchi d’ingresso allo stadio Arechi, di episodi di violenza nei confronti di militari dell’Arma dei Carabinieri. Entrambi sono stati deferiti all’Autorità Giudiziaria, in stato di libertà e, ora, nei loro confronti è scattato anche il Divieto di Accesso alle manifestazioni SPOrtive. Nei confronti del 38enne, recidivo in quanto già destinatario di un precedente analogo provvedimento, il DASPO è della durata di 5 anni, con prescrizione di comparizione personale.Nei confronti del 33enne, invece, è stato emesso un DASPO di 2 anni, senza prescrizione di comparizione personale.
sergiodelvecchio
sergiodelvecchio
42598 prodotti sequestrati a Nocera Inferiore
42598 prodotti sequestrati a Nocera Inferiore
http://www.salernonews24.com/cronaca/42598-prodotti-sequestrati-a-nocera-inferiore/
Sono 42.598 i prodotti, costituiti da articoli tra cui addobbi natalizi, articoli elettrici, cosmetici e giocattoli, risultati privi dei certificati di conformità e sicurezza, sequestrati dalla Guardia di Finanza. Privi di istruzioni d’uso, delle indicazioni circa le loro caratteristiche tecniche, in lingua italiana, i prodotti non fornivano dunque, al consumatore, alcuna informazione di tracciabilità, con riferimento alla composizione, produzione e confezionamento. Questo è quanto hanno scoperto i finanzieri, nel corso di mirata attività info-investigativa, in un centro commerciale gestito da cittadini di etnia cinese. I militari, oltre a sottoporre a sequestro i citati prodotti, hanno deferito a piede libero, alla competente Autorità Giudiziaria, il responsabile dell’attività commerciale ed il rappresentate legale dell’impresa, per i reati di commercializzazione prodotti industriali con segni mendaci e ricettazione.
sergiodelvecchio
Sono 42.598 i prodotti, costituiti da articoli tra cui addobbi natalizi, articoli elettrici, cosmetici e giocattoli, risultati privi dei certificati di conformità e sicurezza, sequestrati dalla Guardia di Finanza. Privi di istruzioni d’uso, delle indicazioni circa le loro caratteristiche tecniche, in lingua italiana, i prodotti non fornivano dunque, al consumatore, alcuna informazione di tracciabilità, con riferimento alla composizione, produzione e confezionamento. Questo è quanto hanno scoperto i finanzieri, nel corso di mirata attività info-investigativa, in un centro commerciale gestito da cittadini di etnia cinese. I militari, oltre a sottoporre a sequestro i citati prodotti, hanno deferito a piede libero, alla competente Autorità Giudiziaria, il responsabile dell’attività commerciale ed il rappresentate legale dell’impresa, per i reati di commercializzazione prodotti industriali con segni mendaci e ricettazione.
sergiodelvecchio
lunedì 30 ottobre 2017
Lungomare di Salerno: Inseguita e denunciata ragazza marocchina
Lungomare di Salerno: Inseguita e denunciata ragazza marocchina
http://www.salernonews24.com/cronaca/lungomare-di-salerno-inseguita-e-denunciata-ragazza-marocchina/
Continuano i controlli sul territorio- di Antonietta Doria
Ultimamente il Lungomare di Salerno è diventato luogo di vendita di sostanze illegali. Molti sono gli arresti ed i controlli effettuati da parte degli agenti di Polizia locale. Sempre sul Lungomare Trieste di Salerno, i poliziotti della Sezione Volanti della Questura hanno denunciato all’Autorità Giudiziaria, tale A. D., cittadina marocchina, di 18 anni, residente a Sarno, resasi responsabile dei reati di rifiuto di fornire le proprie generalità e resistenza a Pubblico Ufficiale.
Di sera, sul tratto pedonale del lungomare Trieste, nei pressi del bar Macondo, stessa zona dell'aggressione all'agente di Polizia Municipale, la ragazza straniera, in evidente stato di ebbrezza, è stata fermata con richiesta di fornire le proprie generalità.
La ragazza all’improvviso è fuggita prima di esere raggiunta e bloccata dai poliziotti in prossimità di Piazza della Concordia.
La donna, sottoposta a foto segnalamento e rilievi foto dattiloscopici per la compiuta identificazione presso il locale Gabinetto di Polizia Scientifica, è stata identificata. Con permesso di soggiorno a tempo indeterminato, la ragazza aveva un precedente di polizia risalente all’anno 2016 per rifiuto di fornire le proprie generalità, oltraggio a Pubblico Ufficiale nei confronti di agenti della Polizia Ferroviaria, e un altro precedente per furto aggravato ai danni di un esercizio commerciale durante l’apertura al pubblico.
Ultimamente il Lungomare di Salerno è diventato luogo di vendita di sostanze illegali. Molti sono gli arresti ed i controlli effettuati da parte degli agenti di Polizia locale. Sempre sul Lungomare Trieste di Salerno, i poliziotti della Sezione Volanti della Questura hanno denunciato all’Autorità Giudiziaria, tale A. D., cittadina marocchina, di 18 anni, residente a Sarno, resasi responsabile dei reati di rifiuto di fornire le proprie generalità e resistenza a Pubblico Ufficiale.
Di sera, sul tratto pedonale del lungomare Trieste, nei pressi del bar Macondo, stessa zona dell'aggressione all'agente di Polizia Municipale, la ragazza straniera, in evidente stato di ebbrezza, è stata fermata con richiesta di fornire le proprie generalità.
La ragazza all’improvviso è fuggita prima di esere raggiunta e bloccata dai poliziotti in prossimità di Piazza della Concordia.
La donna, sottoposta a foto segnalamento e rilievi foto dattiloscopici per la compiuta identificazione presso il locale Gabinetto di Polizia Scientifica, è stata identificata. Con permesso di soggiorno a tempo indeterminato, la ragazza aveva un precedente di polizia risalente all’anno 2016 per rifiuto di fornire le proprie generalità, oltraggio a Pubblico Ufficiale nei confronti di agenti della Polizia Ferroviaria, e un altro precedente per furto aggravato ai danni di un esercizio commerciale durante l’apertura al pubblico.
Lungomare di Salerno: Inseguita e denunciata ragazza marocchina
Lungomare di Salerno: Inseguita e denunciata ragazza marocchina
http://www.salernonews24.com/cronaca/lungomare-di-salerno-inseguita-e-denunciata-ragazza-marocchina/
Continuano i controlli sul territorio- di Antonietta Doria
Ultimamente il Lungomare di Salerno è diventato luogo di vendita di sostanze illegali e di contrabbando. Molti sono gli arresti ed i controlli effettuati da pate degli agenti di Polizia locale. Sempre sul Lungomare Trieste di Salerno, i poliziotti della Sezione Volanti della Questura hanno denunciato all’Autorità Giudiziaria, tale A. D., cittadina marocchina, di 18 anni, residente in Sarno, resasi responsabile dei reati di rifiuto di fornire le proprie generalità e resistenza a Pubblico Ufficiale.
Di sera, sul tratto pedonale del lungomare Trieste, nei pressi del bar Macondo, stessa zona dell'aggressione all'agente di Polizia Municipale, la ragazza straniera, in evidente stato di ebbrezza, è stata fermata con richiesta di fornire le proprie generalità.
La ragazza all’improvviso è fuggita prima di esere raggiunta e bloccata dai poliziotti in prossimità di Piazza della Concordia.
La donna, sottoposta a foto segnalamento e rilievi foto dattiloscopici per la compiuta identificazione presso il locale Gabinetto di Polizia Scientifica, è stata identificata. Con permesso di soggiorno a tempo indeterminato, la ragazza aveva un precedente di polizia risalente all’anno 2016 per rifiuto di fornire le proprie generalità, oltraggio a Pubblico Ufficiale nei confronti di agenti della Polizia Ferroviaria, e un altro precedente per furto aggravato ai danni di un esercizio commerciale durante l’apertura al pubblico.
Ultimamente il Lungomare di Salerno è diventato luogo di vendita di sostanze illegali e di contrabbando. Molti sono gli arresti ed i controlli effettuati da pate degli agenti di Polizia locale. Sempre sul Lungomare Trieste di Salerno, i poliziotti della Sezione Volanti della Questura hanno denunciato all’Autorità Giudiziaria, tale A. D., cittadina marocchina, di 18 anni, residente in Sarno, resasi responsabile dei reati di rifiuto di fornire le proprie generalità e resistenza a Pubblico Ufficiale.
Di sera, sul tratto pedonale del lungomare Trieste, nei pressi del bar Macondo, stessa zona dell'aggressione all'agente di Polizia Municipale, la ragazza straniera, in evidente stato di ebbrezza, è stata fermata con richiesta di fornire le proprie generalità.
La ragazza all’improvviso è fuggita prima di esere raggiunta e bloccata dai poliziotti in prossimità di Piazza della Concordia.
La donna, sottoposta a foto segnalamento e rilievi foto dattiloscopici per la compiuta identificazione presso il locale Gabinetto di Polizia Scientifica, è stata identificata. Con permesso di soggiorno a tempo indeterminato, la ragazza aveva un precedente di polizia risalente all’anno 2016 per rifiuto di fornire le proprie generalità, oltraggio a Pubblico Ufficiale nei confronti di agenti della Polizia Ferroviaria, e un altro precedente per furto aggravato ai danni di un esercizio commerciale durante l’apertura al pubblico.
Lungomare di Salerno: Inseguita e denunciata ragazza marocchina
Lungomare di Salerno: Inseguita e denunciata ragazza marocchina
http://www.salernonews24.com/cronaca/lungomare-di-salerno-inseguita-e-denunciata-ragazza-marocchina/
Continuano i controlli sul territorio- di Antonietta Doria
Ultimamente il Lungomare di Salerno è diventato luogo di vendita di sostanze illegali e di contrabbando. Molti sono gli arresti ed i controlli effettuati da pate degli agenti di Polizia locale. Sempre sul Lungomare Trieste di Salerno, i poliziotti della Sezione Volanti della Questura hanno denunciato all’Autorità Giudiziaria, tale A. D., cittadina marocchina, di 18 anni, residente in Sarno, resasi responsabile dei reati di rifiuto di fornire le proprie generalità e resistenza a Pubblico Ufficiale.
Di sera, sul tratto pedonale del lungomare Trieste, nei pressi del bar Macondo, stessa zona dell'aggressione all'agente di Polizia Municipale, la ragazza straniera, in evidente stato di ebbrezza, è stata fermata con richiesta di fornire le proprie generalità.
La ragazza all’improvviso è fuggita prima di esere raggiunta e bloccata dai poliziotti in prossimità di Piazza della Concordia.
La donna, sottoposta a foto segnalamento e rilievi foto dattiloscopici per la compiuta identificazione presso il locale Gabinetto di Polizia Scientifica, è stata identificata. Con permesso di soggiorno a tempo indeterminato, la ragazza aveva un precedente di polizia risalente all’anno 2016 per rifiuto di fornire le proprie generalità, oltraggio a Pubblico Ufficiale nei confronti di agenti della Polizia Ferroviaria, e un altro precedente per furto aggravato ai danni di un esercizio commerciale durante l’apertura al pubblico.
Ultimamente il Lungomare di Salerno è diventato luogo di vendita di sostanze illegali e di contrabbando. Molti sono gli arresti ed i controlli effettuati da pate degli agenti di Polizia locale. Sempre sul Lungomare Trieste di Salerno, i poliziotti della Sezione Volanti della Questura hanno denunciato all’Autorità Giudiziaria, tale A. D., cittadina marocchina, di 18 anni, residente in Sarno, resasi responsabile dei reati di rifiuto di fornire le proprie generalità e resistenza a Pubblico Ufficiale.
Di sera, sul tratto pedonale del lungomare Trieste, nei pressi del bar Macondo, stessa zona dell'aggressione all'agente di Polizia Municipale, la ragazza straniera, in evidente stato di ebbrezza, è stata fermata con richiesta di fornire le proprie generalità.
La ragazza all’improvviso è fuggita prima di esere raggiunta e bloccata dai poliziotti in prossimità di Piazza della Concordia.
La donna, sottoposta a foto segnalamento e rilievi foto dattiloscopici per la compiuta identificazione presso il locale Gabinetto di Polizia Scientifica, è stata identificata. Con permesso di soggiorno a tempo indeterminato, la ragazza aveva un precedente di polizia risalente all’anno 2016 per rifiuto di fornire le proprie generalità, oltraggio a Pubblico Ufficiale nei confronti di agenti della Polizia Ferroviaria, e un altro precedente per furto aggravato ai danni di un esercizio commerciale durante l’apertura al pubblico.
Lungomare di Salerno: Inseguita e denunciata ragazza marocchina
Lungomare di Salerno: Inseguita e denunciata ragazza marocchina
http://www.salernonews24.com/cronaca/lungomare-di-salerno-inseguita-e-denunciata-ragazza-marocchina/
Continuano i controlli sul territorio- di Antonietta Doria
Ultimamente il Lungomare di Salerno è diventato luogo di vendita di sostanze illegali e di contrabbando. Molti sono gli arresti ed i controlli effettuati da pate degli agenti di Polizia locale. Sempre sul Lungomare Trieste di Salerno, i poliziotti della Sezione Volanti della Questura hanno denunciato all’Autorità Giudiziaria, tale A. D., cittadina marocchina, di 18 anni, residente in Sarno, resasi responsabile dei reati di rifiuto di fornire le proprie generalità e resistenza a Pubblico Ufficiale.
Di sera, sul tratto pedonale del lungomare Trieste, nei pressi del bar Macondo, stessa zona dell'aggressione all'agente di Polizia Municipale, la ragazza straniera, in evidente stato di ebbrezza, è stata fermata con richiesta di fornire le proprie generalità.
La ragazza all’improvviso è fuggita prima di esere raggiunta e bloccata dai poliziotti in prossimità di Piazza della Concordia.
La donna, sottoposta a foto segnalamento e rilievi foto dattiloscopici per la compiuta identificazione presso il locale Gabinetto di Polizia Scientifica, è stata identificata. Con permesso di soggiorno a tempo indeterminato, la ragazza aveva un precedente di polizia risalente all’anno 2016 per rifiuto di fornire le proprie generalità, oltraggio a Pubblico Ufficiale nei confronti di agenti della Polizia Ferroviaria, e un altro precedente per furto aggravato ai danni di un esercizio commerciale durante l’apertura al pubblico.
Ultimamente il Lungomare di Salerno è diventato luogo di vendita di sostanze illegali e di contrabbando. Molti sono gli arresti ed i controlli effettuati da pate degli agenti di Polizia locale. Sempre sul Lungomare Trieste di Salerno, i poliziotti della Sezione Volanti della Questura hanno denunciato all’Autorità Giudiziaria, tale A. D., cittadina marocchina, di 18 anni, residente in Sarno, resasi responsabile dei reati di rifiuto di fornire le proprie generalità e resistenza a Pubblico Ufficiale.
Di sera, sul tratto pedonale del lungomare Trieste, nei pressi del bar Macondo, stessa zona dell'aggressione all'agente di Polizia Municipale, la ragazza straniera, in evidente stato di ebbrezza, è stata fermata con richiesta di fornire le proprie generalità.
La ragazza all’improvviso è fuggita prima di esere raggiunta e bloccata dai poliziotti in prossimità di Piazza della Concordia.
La donna, sottoposta a foto segnalamento e rilievi foto dattiloscopici per la compiuta identificazione presso il locale Gabinetto di Polizia Scientifica, è stata identificata. Con permesso di soggiorno a tempo indeterminato, la ragazza aveva un precedente di polizia risalente all’anno 2016 per rifiuto di fornire le proprie generalità, oltraggio a Pubblico Ufficiale nei confronti di agenti della Polizia Ferroviaria, e un altro precedente per furto aggravato ai danni di un esercizio commerciale durante l’apertura al pubblico.
Voleva sedare una rissa tra cittadini egiziani: aggredita agente di Polizia Municipale sul Lungomare
Voleva sedare una rissa tra cittadini egiziani: aggredita agente di Polizia Municipale sul Lungomare
http://www.salernonews24.com/cronaca/voleva-sedare-una-rissa-tra-cittadini-egiziani-aggredita-agente-di-polizia-sul-lungomare/
Per Imma Vietri, coordinatore provinciale di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale : " Cosa succederà durante il periodo natalizio?"- di Antonietta Doria-
Ieri sera, violenza nella violenza. Un'agente di polizia è stata aggredita sul Lungomare cittadino mentre cercava di sedare una rissa tra cittadini egiziani tra cui vi era anche un minorenne. L'agente è stata ferita e portata in ospedale per le cure del caso.
"Solidarietà all'agente di polizia locale aggredita nel tentativo di sedare una rissa tra egiziani sul Lungomare Trieste a Salerno e all'intero corpo, vittime impotenti dell'emergenza immigrati". È quanto dichiara Imma Vietri, coordinatore provinciale di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.
"I continui episodi di violenza -spiega- dimostrano che siamo di fronte ad un fenomeno che diviene giorno dopo giorno sempre più ingestibile. Quello di ieri pomeriggio, a cui ho assistito personalmente, è soltanto l'ultimo di una lunga serie. Non vorremmo che per dare spazio in città agli extracomunitari sia necessario mettere il coprifuoco".
"Cosa succederà durante il periodo natalizio? - conclude Vietri -. La situazione rischia seriamente di diventare fuori controllo. Le istituzioni aprano gli occhi e pongano rimedio ad un problema da loro stesse provocato. La responsabilità del Pd sul disastro immigrati è sotto gli occhi di tutti".
Ieri sera, violenza nella violenza. Un'agente di polizia è stata aggredita sul Lungomare cittadino mentre cercava di sedare una rissa tra cittadini egiziani tra cui vi era anche un minorenne. L'agente è stata ferita e portata in ospedale per le cure del caso.
"Solidarietà all'agente di polizia locale aggredita nel tentativo di sedare una rissa tra egiziani sul Lungomare Trieste a Salerno e all'intero corpo, vittime impotenti dell'emergenza immigrati". È quanto dichiara Imma Vietri, coordinatore provinciale di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.
"I continui episodi di violenza -spiega- dimostrano che siamo di fronte ad un fenomeno che diviene giorno dopo giorno sempre più ingestibile. Quello di ieri pomeriggio, a cui ho assistito personalmente, è soltanto l'ultimo di una lunga serie. Non vorremmo che per dare spazio in città agli extracomunitari sia necessario mettere il coprifuoco".
"Cosa succederà durante il periodo natalizio? - conclude Vietri -. La situazione rischia seriamente di diventare fuori controllo. Le istituzioni aprano gli occhi e pongano rimedio ad un problema da loro stesse provocato. La responsabilità del Pd sul disastro immigrati è sotto gli occhi di tutti".
Sala Pasolini: 30 anni di musica e passione con "Claudio&Diana e Compagnia Bella Show"
Sala Pasolini: 30 anni di musica e passione con "Claudio&Diana e Compagnia Bella Show"
http://www.salernonews24.com/cultura/sala-pasolini-30-anni-di-musica-e-passione-con-claudiodianae-compagnia-bella-show/
Storia di una coppia di musicisti salernitani e della loro passione per la "Posteggia Napoletana"-di Claudia Izzo
Sold Out per lo spettacolo di Diana Ronca e Claudio De Bartolomeis, ambasciatori della cultura classica napoletana che stasera, martedi 31 Ottobre, saranno protagonisti, con la loro posteggia napoletana, presso la Sala Pasolini a Salerno, di una serata che si preannuncia indimenticabile .
“Claudio & Diana e Compagnia Bella Show" è un modo per festeggiare, nella loro Salerno, 30 anni di musica, di crescita professionale ma, soprattutto, di passione. Si perché la musica è passione e Diana e Claudio lo sanno bene.
E’ il 1987 quando iniziano a suonare nelle tourné di Enzo Ghinazzi, in arte Pupo, in giro per l’Italia, entrando a far parte del gruppo musicale supporter; Claudio è alle percussioni ed ai cori, Diana alle tastiere, oltre che corista. Formano il duo “Note mediterranee” e si esibiscono per i festeggiamenti dei 78 anni del M° Roberto Murolo. Portano poi all’estero il meglio della canzone italiana e nel 1998 affiancano al vasto repertorio il classico napoletano Sono ospiti del Maurizio Costanzo Show e di altre trasmissioni di Costanzo, presenti a “La vita in diretta”, Tg2 Costume e Società, in programmi su Rai1, Rai2, La7; tante le collaborazioni importanti con artisti del calibro di Joe Amoruso e Tony Esposito pianista e percussionista di Pino Daniele. Iniziano cd e videoclips, fino a giungere al trentennale di attività…
Stasera l'evento sarà condotto da Marzia Roncacci, presentatrice RAI e sarà un mix di emozioni, ricordi, progetti, un modo per rendere omaggio alla tanto amata canzone napoletana, quella scritta da abili mani e dettata da cuori ricchi di poesia: Salvatore Di Giacomo, Libero Bovio, Raffaele Sacco, passando per Gabriele D’Annunzio autore dei versi di “A vucchella”, fino a Roberto Murolo e Carosone, Domenico Modugno con “Tu si ‘na cosa grande”.
A condurre per mano il pubblico nel mondo di Diana e Claudio sarà il giornalista Luigi Coppola che presenterà il suo ultimo lavoro, la biografia di Claudio e Diana dal titolo “ Ultimi Romantici”.
Sarà inoltre presentato il videoclip del loro nuovo brano riarrangiato “ 'O surdato ‘nnamurato”, girato al Castello d’Arechi di Salerno, con la ineguagliabile regia del maestro Duccio Forzano, con vari ballerini tra cui troviamo una bravissima Simona Atzori . Questo è un progetto che sta molto a cuore a Claudio e Diana. “Stimiamo molto il maestro Forzano,", ha commentato Claudio, " è una persona che ce l’ha fatta da solo. Ha stoffa e carattere. Nella sua grandezza è una persona che ti ascolta, crede nelle persone e concede loro possibilità.”
“Il videoclip ha visto un team ben coeso che ha lavorato assiduamente al progetto”, aggiunge Diana: “le riprese video sono a cura di Valentino Sorrentino, quelle con il drone a cura di Giancarlo De Vita, regia e montaggio a cura di Duccio Forzano, sceneggiatura di Ludovica La Rocca . Gli attori sono Letizia D’Angelo e Antonino Masilotti. Hanno ballato Simona Atzori, Beatrice Mazzola e Mariacristina Paolini. I musicisti coinvolti, oltre A Claudio e Diana sono, al mandolino ed alla mandola Massimiliano Essolito ed alla fisarmonica Pasquale Faggiano. Il Trucco è di Gina Rona, Hair stylest Salvatore Coppola. Foto a cura di Gerry Gisolfi e Francesco Marco Da Silva. Non Voglio dimenticare nessuno di coloro che ha reso possibile tutto ciò”.
Saranno presenti il regista Duccio Forzano , il contrabbassista Aldo Vigorito, Danilo Gloriante al violino, Massimiliano Essolito alla mandola e al mandolino, Pasquale Faggiano al pianoforte; gli attori Letizia D’Angelo e Antonino Masilotti.
Ma facciamo un passo indietro.
Decido di incontrare Diana e Claudio ad un caffè. Sono entrambi di Salerno si sono conosciuti da ragazzi e, come nelle più belle favole, insieme hanno iniziato un percorso professionale, tenendosi per mano, senza creare mai ombra all’altro. Ad accogliermi è prima di tutto il grande sorriso di Diana ed il suo sguardo molto espressivo. Diana è cresciuta in via Pinto, suona da quando aveva sei anni e canta praticamente da sempre, dedicandosi anche al canto lirico. “La musica ed io siamo un tutt’uno, qualcosa di imprescindibile”, sussurra sorridendo. Claudio, che ha vissuto nel centro storico, suonava all’oratorio della Chiesa del Crocifisso, appassionato di percussioni. “Ricordo ancora la sua prima batteria acquistata a Napoli con le cambiali”, racconta Diana. “Sono iniziate così le serate nei locali salernitani dell’epoca.” Diana ricorda con commozione quei periodi intessuti di speranze.
Claudio sembra cercare con lo sguardo nomi di locali che non ci sono più ma che hanno segnato il loro esordio professionale. Inizialmente Claudio era da solo ad esibirsi, poi “la voce è diventata quella di Diana” afferma Claudio, “ha un timbro, un suono molto particolare, insolito, rapisce. Lei ha fatto un passo avanti, io indietro, ha così espresso le sue potenzialità, Diana è davvero un vulcano!” Tra i due traspare intesa e complicità, emozione e tanto entusiasmo nel narrare aneddoti lontani e progetti futuri. “Della posteggia”, commenta Claudio, amo il contatto con la gente, la sua semplicità, la passione ti restituisce le sensazioni che noi trasmettiamo con la canzone”
Chiedo loro quale sia i segreto del loro successo dopo 34 anni di vita insieme. “Come nella musica”, afferma Claudio “è necessaria l’armonia, è la chiave di tutto".
Il loro prossimo progetto? “Continuare a fare ciò che stiamo facendo” risponde Diana, “e che amiamo fare, cantare”.
Parlare con Diana e Claudio significa intessere discorsi ricchi di valori, dove le parole rispetto e determinazione sono di casa. Se la passione muove il mondo, il loro è un messaggio alle nuove leve che sa di incoraggiamento, a non mollare, nonostante le inevitabili difficoltà, ed in un mondo di piazze virtuali e conoscenze in chat, la posteggia napoletana diviene un mezzo per cantare l’amore, le tradizioni, i sogni. Ancora.
Sold Out per lo spettacolo di Diana Ronca e Claudio De Bartolomeis, ambasciatori della cultura classica napoletana che stasera, martedi 31 Ottobre, saranno protagonisti, con la loro posteggia napoletana, presso la Sala Pasolini a Salerno, di una serata che si preannuncia indimenticabile .
“Claudio & Diana e Compagnia Bella Show" è un modo per festeggiare, nella loro Salerno, 30 anni di musica, di crescita professionale ma, soprattutto, di passione. Si perché la musica è passione e Diana e Claudio lo sanno bene.
E’ il 1987 quando iniziano a suonare nelle tourné di Enzo Ghinazzi, in arte Pupo, in giro per l’Italia, entrando a far parte del gruppo musicale supporter; Claudio è alle percussioni ed ai cori, Diana alle tastiere, oltre che corista. Formano il duo “Note mediterranee” e si esibiscono per i festeggiamenti dei 78 anni del M° Roberto Murolo. Portano poi all’estero il meglio della canzone italiana e nel 1998 affiancano al vasto repertorio il classico napoletano Sono ospiti del Maurizio Costanzo Show e di altre trasmissioni di Costanzo, presenti a “La vita in diretta”, Tg2 Costume e Società, in programmi su Rai1, Rai2, La7; tante le collaborazioni importanti con artisti del calibro di Joe Amoruso e Tony Esposito pianista e percussionista di Pino Daniele. Iniziano cd e videoclips, fino a giungere al trentennale di attività…
Stasera l'evento sarà condotto da Marzia Roncacci, presentatrice RAI e sarà un mix di emozioni, ricordi, progetti, un modo per rendere omaggio alla tanto amata canzone napoletana, quella scritta da abili mani e dettata da cuori ricchi di poesia: Salvatore Di Giacomo, Libero Bovio, Raffaele Sacco, passando per Gabriele D’Annunzio autore dei versi di “A vucchella”, fino a Roberto Murolo e Carosone, Domenico Modugno con “Tu si ‘na cosa grande”.
A condurre per mano il pubblico nel mondo di Diana e Claudio sarà il giornalista Luigi Coppola che presenterà il suo ultimo lavoro, la biografia di Claudio e Diana dal titolo “ Ultimi Romantici”.
Sarà inoltre presentato il videoclip del loro nuovo brano riarrangiato “ 'O surdato ‘nnamurato”, girato al Castello d’Arechi di Salerno, con la ineguagliabile regia del maestro Duccio Forzano, con vari ballerini tra cui troviamo una bravissima Simona Atzori . Questo è un progetto che sta molto a cuore a Claudio e Diana. “Stimiamo molto il maestro Forzano,", ha commentato Claudio, " è una persona che ce l’ha fatta da solo. Ha stoffa e carattere. Nella sua grandezza è una persona che ti ascolta, crede nelle persone e concede loro possibilità.”
“Il videoclip ha visto un team ben coeso che ha lavorato assiduamente al progetto”, aggiunge Diana: “le riprese video sono a cura di Valentino Sorrentino, quelle con il drone a cura di Giancarlo De Vita, regia e montaggio a cura di Duccio Forzano, sceneggiatura di Ludovica La Rocca . Gli attori sono Letizia D’Angelo e Antonino Masilotti. Hanno ballato Simona Atzori, Beatrice Mazzola e Mariacristina Paolini. I musicisti coinvolti, oltre A Claudio e Diana sono, al mandolino ed alla mandola Massimiliano Essolito ed alla fisarmonica Pasquale Faggiano. Il Trucco è di Gina Rona, Hair stylest Salvatore Coppola. Foto a cura di Gerry Gisolfi e Francesco Marco Da Silva. Non Voglio dimenticare nessuno di coloro che ha reso possibile tutto ciò”.
Saranno presenti il regista Duccio Forzano , il contrabbassista Aldo Vigorito, Danilo Gloriante al violino, Massimiliano Essolito alla mandola e al mandolino, Pasquale Faggiano al pianoforte; gli attori Letizia D’Angelo e Antonino Masilotti.
Ma facciamo un passo indietro.
Decido di incontrare Diana e Claudio ad un caffè. Sono entrambi di Salerno si sono conosciuti da ragazzi e, come nelle più belle favole, insieme hanno iniziato un percorso professionale, tenendosi per mano, senza creare mai ombra all’altro. Ad accogliermi è prima di tutto il grande sorriso di Diana ed il suo sguardo molto espressivo. Diana è cresciuta in via Pinto, suona da quando aveva sei anni e canta praticamente da sempre, dedicandosi anche al canto lirico. “La musica ed io siamo un tutt’uno, qualcosa di imprescindibile”, sussurra sorridendo. Claudio, che ha vissuto nel centro storico, suonava all’oratorio della Chiesa del Crocifisso, appassionato di percussioni. “Ricordo ancora la sua prima batteria acquistata a Napoli con le cambiali”, racconta Diana. “Sono iniziate così le serate nei locali salernitani dell’epoca.” Diana ricorda con commozione quei periodi intessuti di speranze.
Claudio sembra cercare con lo sguardo nomi di locali che non ci sono più ma che hanno segnato il loro esordio professionale. Inizialmente Claudio era da solo ad esibirsi, poi “la voce è diventata quella di Diana” afferma Claudio, “ha un timbro, un suono molto particolare, insolito, rapisce. Lei ha fatto un passo avanti, io indietro, ha così espresso le sue potenzialità, Diana è davvero un vulcano!” Tra i due traspare intesa e complicità, emozione e tanto entusiasmo nel narrare aneddoti lontani e progetti futuri. “Della posteggia”, commenta Claudio, amo il contatto con la gente, la sua semplicità, la passione ti restituisce le sensazioni che noi trasmettiamo con la canzone”
Chiedo loro quale sia i segreto del loro successo dopo 34 anni di vita insieme. “Come nella musica”, afferma Claudio “è necessaria l’armonia, è la chiave di tutto".
Il loro prossimo progetto? “Continuare a fare ciò che stiamo facendo” risponde Diana, “e che amiamo fare, cantare”.
Parlare con Diana e Claudio significa intessere discorsi ricchi di valori, dove le parole rispetto e determinazione sono di casa. Se la passione muove il mondo, il loro è un messaggio alle nuove leve che sa di incoraggiamento, a non mollare, nonostante le inevitabili difficoltà, ed in un mondo di piazze virtuali e conoscenze in chat, la posteggia napoletana diviene un mezzo per cantare l’amore, le tradizioni, i sogni. Ancora.
Sala Pasolini: 30 anni di musica e passione con "Claudio&Diana e Compagnia Bella Show"
Sala Pasolini: 30 anni di musica e passione con "Claudio&Diana e Compagnia Bella Show"
http://www.salernonews24.com/cultura/sala-pasolini-30-anni-di-musica-e-passione-con-claudiodianae-compagnia-bella-show/
Storia di una coppia di musicisti salernitani e della loro passione per la "Posteggia Napoletana"-di Claudia Izzo
Sold Out per lo spettacolo di Diana Ronca e Claudio De Bartolomeis, ambasciatori della cultura classica napoletana che stasera, martedi 31 Ottobre, saranno protagonisti, con la loro posteggia napoletana, presso la Sala Pasolini a Salerno, di una serata che si preannuncia indimenticabile .
“Claudio & Diana e Compagnia Bella Show" è un modo per festeggiare, nella loro Salerno, 30 anni di musica, di crescita professionale ma, soprattutto, di passione. Si perché la musica è passione e Diana e Claudio lo sanno bene.
E’ il 1987 quando iniziano a suonare nelle tourné di Enzo Ghinazzi, in arte Pupo, in giro per l’Italia, entrando a far parte del gruppo musicale supporter; Claudio è alle percussioni ed ai cori, Diana alle tastiere, oltre che corista. Formano il duo “Note mediterranee” e si esibiscono per i festeggiamenti dei 78 anni del M° Roberto Murolo. Portano poi all’estero il meglio della canzone italiana e nel 1998 affiancano al vasto repertorio il classico napoletano Sono ospiti del Maurizio Costanzo Show e di altre trasmissioni di Costanzo, presenti a “La vita in diretta”, Tg2 Costume e Società, in programmi su Rai1, Rai2, La7; tante le collaborazioni importanti con artisti del calibro di Joe Amoruso e Tony Esposito pianista e percussionista di Pino Daniele. Iniziano cd e videoclips, fino a giungere al trentennale di attività…
Stasera l'evento sarà condotto da Marzia Roncacci, presentatrice RAI e sarà un mix di emozioni, ricordi, progetti, un modo per rendere omaggio alla tanto amata canzone napoletana, quella scritta da abili mani e dettata da cuori ricchi di poesia: Salvatore Di Giacomo, Libero Bovio, Raffaele Sacco, passando per Gabriele D’Annunzio autore dei versi di “A vucchella”, fino a Roberto Murolo e Carosone, Domenico Modugno con “Tu si ‘na cosa grande”.
A condurre per mano il pubblico nel mondo di Diana e Claudio sarà il giornalista Luigi Coppola che presenterà il suo ultimo lavoro, la biografia di Claudio e Diana dal titolo “ Ultimi Romantici”.
Sarà inoltre presentato il videoclip del loro nuovo brano riarrangiato “ 'O surdato ‘nnamurato”, girato al Castello d’Arechi di Salerno, con la ineguagliabile regia del maestro Duccio Forzano, con vari ballerini tra cui troviamo una bravissima Simona Atzori . Questo è un progetto che sta molto a cuore a Claudio e Diana. “Stimiamo molto il maestro Forzano,", ha commentato Claudio, " è una persona che ce l’ha fatta da solo. Ha stoffa e carattere. Nella sua grandezza è una persona che ti ascolta, crede nelle persone e concede loro possibilità.”
“Il videoclip ha visto un team ben coeso che ha lavorato assiduamente al progetto”, aggiunge Diana: “le riprese video sono a cura di Valentino Sorrentino, quelle con il drone a cura di Giancarlo De Vita, regia e montaggio a cura di Duccio Forzano, sceneggiatura di Ludovica La Rocca . Gli attori sono Letizia D’Angelo e Antonino Masilotti. Hanno ballato Simona Atzori, Beatrice Mazzola e Mariacristina Paolini. I musicisti coinvolti, oltre A Claudio e Diana sono, al mandolino ed alla mandola Massimiliano Essolito ed alla fisarmonica Pasquale Faggiano. Il Trucco è di Gina Rona, Hair stylest Salvatore Coppola. Foto a cura di Gerry Gisolfi e Francesco Marco Da Silva. Non Voglio dimenticare nessuno di coloro che ha reso possibile tutto ciò”.
Saranno presenti il regista Duccio Forzano , il contrabbassista Aldo Vigorito, Danilo Gloriante al violino, Massimiliano Essolito alla mandola e al mandolino, Pasquale Faggiano al pianoforte; gli attori Letizia D’Angelo e Antonino Masilotti.
Ma facciamo un passo indietro.
Decido di incontrare Diana e Claudio ad un caffè. Sono entrambi di Salerno si sono conosciuti da ragazzi e, come nelle più belle favole, insieme hanno iniziato un percorso professionale, tenendosi per mano, senza creare mai ombra all’altro. Ad accogliermi è prima di tutto il grande sorriso di Diana ed il suo sguardo molto espressivo. Diana è cresciuta in via Pinto, suona da quando aveva sei anni e canta praticamente da sempre, dedicandosi anche al canto lirico. “La musica ed io siamo un tutt’uno, qualcosa di imprescindibile”, sussurra sorridendo. Claudio, che ha vissuto nel centro storico, suonava all’oratorio della Chiesa del Crocifisso, appassionato di percussioni. “Ricordo ancora la sua prima batteria acquistata a Napoli con le cambiali”, racconta Diana. “Sono iniziate così le serate nei locali salernitani dell’epoca.” Diana ricorda con commozione quei periodi intessuti di speranze.
Claudio sembra cercare con lo sguardo nomi di locali che non ci sono più ma che hanno segnato il loro esordio professionale. Inizialmente Claudio era da solo ad esibirsi, poi “la voce è diventata quella di Diana” afferma Claudio, “ha un timbro, un suono molto particolare, insolito, rapisce. Lei ha fatto un passo avanti, io indietro, ha così espresso le sue potenzialità, Diana è davvero un vulcano!” Tra i due traspare intesa e complicità, emozione e tanto entusiasmo nel narrare aneddoti lontani e progetti futuri. “Della posteggia”, commenta Claudio, amo il contatto con la gente, la sua semplicità, la passione ti restituisce le sensazioni che noi trasmettiamo con la canzone”
Chiedo loro quale sia i segreto del loro successo dopo 34 anni di vita insieme. “Come nella musica”, afferma Claudio “è necessaria l’armonia, è la chiave di tutto".
Il loro prossimo progetto? “Continuare a fare ciò che stiamo facendo” risponde Diana, “e che amiamo fare, cantare”.
Parlare con Diana e Claudio significa intessere discorsi ricchi di valori, dove le parole rispetto e determinazione sono di casa. Se la passione muove il mondo, il loro è un messaggio alle nuove leve che sa di incoraggiamento, a non mollare, nonostante le inevitabili difficoltà, ed in un mondo di piazze virtuali e conoscenze in chat, la posteggia napoletana diviene un mezzo per cantare l’amore, le tradizioni, i sogni. Ancora.
Sold Out per lo spettacolo di Diana Ronca e Claudio De Bartolomeis, ambasciatori della cultura classica napoletana che stasera, martedi 31 Ottobre, saranno protagonisti, con la loro posteggia napoletana, presso la Sala Pasolini a Salerno, di una serata che si preannuncia indimenticabile .
“Claudio & Diana e Compagnia Bella Show" è un modo per festeggiare, nella loro Salerno, 30 anni di musica, di crescita professionale ma, soprattutto, di passione. Si perché la musica è passione e Diana e Claudio lo sanno bene.
E’ il 1987 quando iniziano a suonare nelle tourné di Enzo Ghinazzi, in arte Pupo, in giro per l’Italia, entrando a far parte del gruppo musicale supporter; Claudio è alle percussioni ed ai cori, Diana alle tastiere, oltre che corista. Formano il duo “Note mediterranee” e si esibiscono per i festeggiamenti dei 78 anni del M° Roberto Murolo. Portano poi all’estero il meglio della canzone italiana e nel 1998 affiancano al vasto repertorio il classico napoletano Sono ospiti del Maurizio Costanzo Show e di altre trasmissioni di Costanzo, presenti a “La vita in diretta”, Tg2 Costume e Società, in programmi su Rai1, Rai2, La7; tante le collaborazioni importanti con artisti del calibro di Joe Amoruso e Tony Esposito pianista e percussionista di Pino Daniele. Iniziano cd e videoclips, fino a giungere al trentennale di attività…
Stasera l'evento sarà condotto da Marzia Roncacci, presentatrice RAI e sarà un mix di emozioni, ricordi, progetti, un modo per rendere omaggio alla tanto amata canzone napoletana, quella scritta da abili mani e dettata da cuori ricchi di poesia: Salvatore Di Giacomo, Libero Bovio, Raffaele Sacco, passando per Gabriele D’Annunzio autore dei versi di “A vucchella”, fino a Roberto Murolo e Carosone, Domenico Modugno con “Tu si ‘na cosa grande”.
A condurre per mano il pubblico nel mondo di Diana e Claudio sarà il giornalista Luigi Coppola che presenterà il suo ultimo lavoro, la biografia di Claudio e Diana dal titolo “ Ultimi Romantici”.
Sarà inoltre presentato il videoclip del loro nuovo brano riarrangiato “ 'O surdato ‘nnamurato”, girato al Castello d’Arechi di Salerno, con la ineguagliabile regia del maestro Duccio Forzano, con vari ballerini tra cui troviamo una bravissima Simona Atzori . Questo è un progetto che sta molto a cuore a Claudio e Diana. “Stimiamo molto il maestro Forzano,", ha commentato Claudio, " è una persona che ce l’ha fatta da solo. Ha stoffa e carattere. Nella sua grandezza è una persona che ti ascolta, crede nelle persone e concede loro possibilità.”
“Il videoclip ha visto un team ben coeso che ha lavorato assiduamente al progetto”, aggiunge Diana: “le riprese video sono a cura di Valentino Sorrentino, quelle con il drone a cura di Giancarlo De Vita, regia e montaggio a cura di Duccio Forzano, sceneggiatura di Ludovica La Rocca . Gli attori sono Letizia D’Angelo e Antonino Masilotti. Hanno ballato Simona Atzori, Beatrice Mazzola e Mariacristina Paolini. I musicisti coinvolti, oltre A Claudio e Diana sono, al mandolino ed alla mandola Massimiliano Essolito ed alla fisarmonica Pasquale Faggiano. Il Trucco è di Gina Rona, Hair stylest Salvatore Coppola. Foto a cura di Gerry Gisolfi e Francesco Marco Da Silva. Non Voglio dimenticare nessuno di coloro che ha reso possibile tutto ciò”.
Saranno presenti il regista Duccio Forzano , il contrabbassista Aldo Vigorito, Danilo Gloriante al violino, Massimiliano Essolito alla mandola e al mandolino, Pasquale Faggiano al pianoforte; gli attori Letizia D’Angelo e Antonino Masilotti.
Ma facciamo un passo indietro.
Decido di incontrare Diana e Claudio ad un caffè. Sono entrambi di Salerno si sono conosciuti da ragazzi e, come nelle più belle favole, insieme hanno iniziato un percorso professionale, tenendosi per mano, senza creare mai ombra all’altro. Ad accogliermi è prima di tutto il grande sorriso di Diana ed il suo sguardo molto espressivo. Diana è cresciuta in via Pinto, suona da quando aveva sei anni e canta praticamente da sempre, dedicandosi anche al canto lirico. “La musica ed io siamo un tutt’uno, qualcosa di imprescindibile”, sussurra sorridendo. Claudio, che ha vissuto nel centro storico, suonava all’oratorio della Chiesa del Crocifisso, appassionato di percussioni. “Ricordo ancora la sua prima batteria acquistata a Napoli con le cambiali”, racconta Diana. “Sono iniziate così le serate nei locali salernitani dell’epoca.” Diana ricorda con commozione quei periodi intessuti di speranze.
Claudio sembra cercare con lo sguardo nomi di locali che non ci sono più ma che hanno segnato il loro esordio professionale. Inizialmente Claudio era da solo ad esibirsi, poi “la voce è diventata quella di Diana” afferma Claudio, “ha un timbro, un suono molto particolare, insolito, rapisce. Lei ha fatto un passo avanti, io indietro, ha così espresso le sue potenzialità, Diana è davvero un vulcano!” Tra i due traspare intesa e complicità, emozione e tanto entusiasmo nel narrare aneddoti lontani e progetti futuri. “Della posteggia”, commenta Claudio, amo il contatto con la gente, la sua semplicità, la passione ti restituisce le sensazioni che noi trasmettiamo con la canzone”
Chiedo loro quale sia i segreto del loro successo dopo 34 anni di vita insieme. “Come nella musica”, afferma Claudio “è necessaria l’armonia, è la chiave di tutto".
Il loro prossimo progetto? “Continuare a fare ciò che stiamo facendo” risponde Diana, “e che amiamo fare, cantare”.
Parlare con Diana e Claudio significa intessere discorsi ricchi di valori, dove le parole rispetto e determinazione sono di casa. Se la passione muove il mondo, il loro è un messaggio alle nuove leve che sa di incoraggiamento, a non mollare, nonostante le inevitabili difficoltà, ed in un mondo di piazze virtuali e conoscenze in chat, la posteggia napoletana diviene un mezzo per cantare l’amore, le tradizioni, i sogni. Ancora.
Sala Pasolini: 30 anni di musica e passione con "Claudio&Diana e Compagnia Bella Show"
Sala Pasolini: 30 anni di musica e passione con "Claudio&Diana e Compagnia Bella Show"
http://www.salernonews24.com/cultura/sala-pasolini-30-anni-di-musica-e-passione-con-claudiodianae-compagnia-bella-show/
Storia di una coppia di musicisti salernitani e della loro passione per la "Posteggia Napoletana"-di Claudia Izzo
Sold Out per lo spettacolo di Diana Ronca e Claudio De Bartolomeis, ambasciatori della cultura classica napoletana che stasera, martedi 31 Ottobre, saranno protagonisti, con la loro posteggia napoletana, presso la Sala Pasolini a Salerno, di una serata che si preannuncia indimenticabile .
“Claudio & Diana e Compagnia Bella Show" è un modo per festeggiare, nella loro Salerno, 30 anni di musica, di crescita professionale ma, soprattutto, di passione. Si perché la musica è passione e Diana e Claudio lo sanno bene.
E’ il 1987 quando iniziano a suonare nelle tourné di Enzo Ghinazzi, in arte Pupo, in giro per l’Italia, entrando a far parte del gruppo musicale supporter; Claudio è alle percussioni ed ai cori, Diana alle tastiere, oltre che corista. Formano il duo “Note mediterranee” e si esibiscono per i festeggiamenti dei 78 anni del M° Roberto Murolo. Portano poi all’estero il meglio della canzone italiana e nel 1998 affiancano al vasto repertorio il classico napoletano Sono ospiti del Maurizio Costanzo Show e di altre trasmissioni di Costanzo, presenti a “La vita in diretta”, Tg2 Costume e Società, in programmi su Rai1, Rai2, La7; tante le collaborazioni importanti con artisti del calibro di Joe Amoruso e Tony Esposito pianista e percussionista di Pino Daniele. Iniziano cd e videoclips, fino a giungere al trentennale di attività…
Stasera l'evento sarà condotto da Marzia Roncacci, presentatrice RAI e sarà un mix di emozioni, ricordi, progetti, un modo per rendere omaggio alla tanto amata canzone napoletana, quella scritta da abili mani e dettata da cuori ricchi di poesia: Salvatore Di Giacomo, Libero Bovio, Raffaele Sacco, passando per Gabriele D’Annunzio autore dei versi di “A vucchella”, fino a Roberto Murolo e Carosone, Domenico Modugno con “Tu si ‘na cosa grande”.
A condurre per mano il pubblico nel mondo di Diana e Claudio sarà il giornalista Luigi Coppola che presenterà il suo ultimo lavoro, la biografia di Claudio e Diana dal titolo “ Ultimi Romantici”.
Sarà inoltre presentato il videoclip del loro nuovo brano riarrangiato “ 'O surdato ‘nnamurato”, girato al Castello d’Arechi di Salerno, con la ineguagliabile regia del maestro Duccio Forzano, con vari ballerini tra cui troviamo una bravissima Simona Atzori . Questo è un progetto che sta molto a cuore a Claudio e Diana. “Stimiamo molto il maestro Forzano,", ha commentato Claudio, " è una persona che ce l’ha fatta da solo. Ha stoffa e carattere. Nella sua grandezza è una persona che ti ascolta, crede nelle persone e concede loro possibilità.”
“Il videoclip ha visto un team ben coeso che ha lavorato assiduamente al progetto”, aggiunge Diana: “le riprese video sono a cura di Valentino Sorrentino, quelle con il drone a cura di Giancarlo De Vita, regia e montaggio a cura di Duccio Forzano, sceneggiatura di Ludovica La Rocca . Gli attori sono Letizia D’Angelo e Antonino Masilotti. Hanno ballato Simona Atzori, Beatrice Mazzola e Mariacristina Paolini. I musicisti coinvolti, oltre A Claudio e Diana sono, al mandolino ed alla mandola Massimiliano Essolito ed alla fisarmonica Pasquale Faggiano. Il Trucco è di Gina Rona, Hair stylest Salvatore Coppola. Foto a cura di Gerry Gisolfi e Francesco Marco Da Silva. Non Voglio dimenticare nessuno di coloro che ha reso possibile tutto ciò”.
Saranno presenti il regista Duccio Forzano , il contrabbassista Aldo Vigorito, Danilo Gloriante al violino, Massimiliano Essolito alla mandola e al mandolino, Pasquale Faggiano al pianoforte; gli attori Letizia D’Angelo e Antonino Masilotti.
Ma facciamo un passo indietro.
Decido di incontrare Diana e Claudio ad un caffè. Sono entrambi di Salerno si sono conosciuti da ragazzi e, come nelle più belle favole, insieme hanno iniziato un percorso professionale, tenendosi per mano, senza creare mai ombra all’altro. Ad accogliermi è prima di tutto il grande sorriso di Diana ed il suo sguardo molto espressivo. Diana è cresciuta in via Pinto, suona da quando aveva sei anni e canta praticamente da sempre, dedicandosi anche al canto lirico. “La musica ed io siamo un tutt’uno, qualcosa di imprescindibile”, sussurra sorridendo. Claudio, che ha vissuto nel centro storico, suonava all’oratorio della Chiesa del Crocifisso, appassionato di percussioni. “Ricordo ancora la sua prima batteria acquistata a Napoli con le cambiali”, racconta Diana. “Sono iniziate così le serate nei locali salernitani dell’epoca.” Diana ricorda con commozione quei periodi intessuti di speranze.
Claudio sembra cercare con lo sguardo nomi di locali che non ci sono più ma che hanno segnato il loro esordio professionale. Inizialmente Claudio era da solo ad esibirsi, poi “la voce è diventata quella di Diana” afferma Claudio, “ha un timbro, un suono molto particolare, insolito, rapisce. Lei ha fatto un passo avanti, io indietro, ha così espresso le sue potenzialità, Diana è davvero un vulcano!” Tra i due traspare intesa e complicità, emozione e tanto entusiasmo nel narrare aneddoti lontani e progetti futuri. “Della posteggia”, commenta Claudio, amo il contatto con la gente, la sua semplicità, la passione ti restituisce le sensazioni che noi trasmettiamo con la canzone”
Chiedo loro quale sia i segreto del loro successo dopo 34 anni di vita insieme. “Come nella musica”, afferma Claudio “è necessaria l’armonia, è la chiave di tutto".
Il loro prossimo progetto? “Continuare a fare ciò che stiamo facendo” risponde Diana, “e che amiamo fare, cantare”.
Parlare con Diana e Claudio significa intessere discorsi ricchi di valori, dove le parole rispetto e determinazione sono di casa. Se la passione muove il mondo, il loro è un messaggio alle nuove leve che sa di incoraggiamento, a non mollare, nonostante le inevitabili difficoltà, ed in un mondo di piazze virtuali e conoscenze in chat, la posteggia napoletana diviene un mezzo per cantare l’amore, le tradizioni, i sogni. Ancora.
Sold Out per lo spettacolo di Diana Ronca e Claudio De Bartolomeis, ambasciatori della cultura classica napoletana che stasera, martedi 31 Ottobre, saranno protagonisti, con la loro posteggia napoletana, presso la Sala Pasolini a Salerno, di una serata che si preannuncia indimenticabile .
“Claudio & Diana e Compagnia Bella Show" è un modo per festeggiare, nella loro Salerno, 30 anni di musica, di crescita professionale ma, soprattutto, di passione. Si perché la musica è passione e Diana e Claudio lo sanno bene.
E’ il 1987 quando iniziano a suonare nelle tourné di Enzo Ghinazzi, in arte Pupo, in giro per l’Italia, entrando a far parte del gruppo musicale supporter; Claudio è alle percussioni ed ai cori, Diana alle tastiere, oltre che corista. Formano il duo “Note mediterranee” e si esibiscono per i festeggiamenti dei 78 anni del M° Roberto Murolo. Portano poi all’estero il meglio della canzone italiana e nel 1998 affiancano al vasto repertorio il classico napoletano Sono ospiti del Maurizio Costanzo Show e di altre trasmissioni di Costanzo, presenti a “La vita in diretta”, Tg2 Costume e Società, in programmi su Rai1, Rai2, La7; tante le collaborazioni importanti con artisti del calibro di Joe Amoruso e Tony Esposito pianista e percussionista di Pino Daniele. Iniziano cd e videoclips, fino a giungere al trentennale di attività…
Stasera l'evento sarà condotto da Marzia Roncacci, presentatrice RAI e sarà un mix di emozioni, ricordi, progetti, un modo per rendere omaggio alla tanto amata canzone napoletana, quella scritta da abili mani e dettata da cuori ricchi di poesia: Salvatore Di Giacomo, Libero Bovio, Raffaele Sacco, passando per Gabriele D’Annunzio autore dei versi di “A vucchella”, fino a Roberto Murolo e Carosone, Domenico Modugno con “Tu si ‘na cosa grande”.
A condurre per mano il pubblico nel mondo di Diana e Claudio sarà il giornalista Luigi Coppola che presenterà il suo ultimo lavoro, la biografia di Claudio e Diana dal titolo “ Ultimi Romantici”.
Sarà inoltre presentato il videoclip del loro nuovo brano riarrangiato “ 'O surdato ‘nnamurato”, girato al Castello d’Arechi di Salerno, con la ineguagliabile regia del maestro Duccio Forzano, con vari ballerini tra cui troviamo una bravissima Simona Atzori . Questo è un progetto che sta molto a cuore a Claudio e Diana. “Stimiamo molto il maestro Forzano,", ha commentato Claudio, " è una persona che ce l’ha fatta da solo. Ha stoffa e carattere. Nella sua grandezza è una persona che ti ascolta, crede nelle persone e concede loro possibilità.”
“Il videoclip ha visto un team ben coeso che ha lavorato assiduamente al progetto”, aggiunge Diana: “le riprese video sono a cura di Valentino Sorrentino, quelle con il drone a cura di Giancarlo De Vita, regia e montaggio a cura di Duccio Forzano, sceneggiatura di Ludovica La Rocca . Gli attori sono Letizia D’Angelo e Antonino Masilotti. Hanno ballato Simona Atzori, Beatrice Mazzola e Mariacristina Paolini. I musicisti coinvolti, oltre A Claudio e Diana sono, al mandolino ed alla mandola Massimiliano Essolito ed alla fisarmonica Pasquale Faggiano. Il Trucco è di Gina Rona, Hair stylest Salvatore Coppola. Foto a cura di Gerry Gisolfi e Francesco Marco Da Silva. Non Voglio dimenticare nessuno di coloro che ha reso possibile tutto ciò”.
Saranno presenti il regista Duccio Forzano , il contrabbassista Aldo Vigorito, Danilo Gloriante al violino, Massimiliano Essolito alla mandola e al mandolino, Pasquale Faggiano al pianoforte; gli attori Letizia D’Angelo e Antonino Masilotti.
Ma facciamo un passo indietro.
Decido di incontrare Diana e Claudio ad un caffè. Sono entrambi di Salerno si sono conosciuti da ragazzi e, come nelle più belle favole, insieme hanno iniziato un percorso professionale, tenendosi per mano, senza creare mai ombra all’altro. Ad accogliermi è prima di tutto il grande sorriso di Diana ed il suo sguardo molto espressivo. Diana è cresciuta in via Pinto, suona da quando aveva sei anni e canta praticamente da sempre, dedicandosi anche al canto lirico. “La musica ed io siamo un tutt’uno, qualcosa di imprescindibile”, sussurra sorridendo. Claudio, che ha vissuto nel centro storico, suonava all’oratorio della Chiesa del Crocifisso, appassionato di percussioni. “Ricordo ancora la sua prima batteria acquistata a Napoli con le cambiali”, racconta Diana. “Sono iniziate così le serate nei locali salernitani dell’epoca.” Diana ricorda con commozione quei periodi intessuti di speranze.
Claudio sembra cercare con lo sguardo nomi di locali che non ci sono più ma che hanno segnato il loro esordio professionale. Inizialmente Claudio era da solo ad esibirsi, poi “la voce è diventata quella di Diana” afferma Claudio, “ha un timbro, un suono molto particolare, insolito, rapisce. Lei ha fatto un passo avanti, io indietro, ha così espresso le sue potenzialità, Diana è davvero un vulcano!” Tra i due traspare intesa e complicità, emozione e tanto entusiasmo nel narrare aneddoti lontani e progetti futuri. “Della posteggia”, commenta Claudio, amo il contatto con la gente, la sua semplicità, la passione ti restituisce le sensazioni che noi trasmettiamo con la canzone”
Chiedo loro quale sia i segreto del loro successo dopo 34 anni di vita insieme. “Come nella musica”, afferma Claudio “è necessaria l’armonia, è la chiave di tutto".
Il loro prossimo progetto? “Continuare a fare ciò che stiamo facendo” risponde Diana, “e che amiamo fare, cantare”.
Parlare con Diana e Claudio significa intessere discorsi ricchi di valori, dove le parole rispetto e determinazione sono di casa. Se la passione muove il mondo, il loro è un messaggio alle nuove leve che sa di incoraggiamento, a non mollare, nonostante le inevitabili difficoltà, ed in un mondo di piazze virtuali e conoscenze in chat, la posteggia napoletana diviene un mezzo per cantare l’amore, le tradizioni, i sogni. Ancora.
Iscriviti a:
Post (Atom)