"Lo guarracino ca jeva pe’ mare"
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Invasione aliena continua nei mari italiani-di Vincenzo Iommazzo-
Già nella celeberrima canzone “Lo Guarracino” della fine del ‘700, l’ignoto autore cita una settantina di specie di pesci, tutti presenti nel mare che bagna la Campania. Oggi avrebbe dovuto aggiungere almeno altre quarantatré specie ittiche introdotte negli ultimi decenni in acque italiane, involontariamente attraverso i due varchi naturali costituiti dallo stretto di Gibilterra e dal Canale di Suez, ma anche come risultato di importazioni per l’acquacoltura, l’acquariofilia o per l’impiego di esche vive.
E’ quanto rivela l’ISPRA in uno studio recente pubblicato sulla rivista BioInvasion Records, in cui si sottolinea l’importanza di monitorare aree strategiche e ad alto valore ambientale e culturale per l’identificazione precoce delle introduzioni biologiche. I risultati si devono al progetto europeo MPA-ADAPT, nato per guidare le Aree Marine Protette al miglioramento della propria resilienza nei confronti del cambiamento climatico, coinvolgendo i gestori, le comunità locali, pescatori, subacquei e altri soggetti interessati.
L’ultimo avvistamento riguarda la “Bavosa dalla bocca rossa”, un piccolo pesce tropicale caratteristico delle isole Canarie, avvenuto nel luglio del 2017 durante un monitoraggio scientifico condotto da ricercatori ISPRA insieme a tecnici dell’Area Marina Protetta delle Isole Pelagie. Può raggiungere i 20 cm di lunghezza e prende il nome dal colore della bocca tendente leggermente al rosa. Appartenente alla famiglia dei blennidi, o bavose (evidentemente parente della “Vavosa la cchiù vecchia e maleziosa” tra i pesci della canzone citata), questa specie, molto comune nelle isole oceaniche, si nutre principalmente di alghe e detriti. Durante la stagione riproduttiva, i maschi utilizzano come tane piccole cavità dei fondali rocciosi.
Le invasioni biologiche rappresentano oggi una reale emergenza ambientale e una delle principali cause di perdita di biodiversità su scala mondiale, con ripercussioni anche di tipo socio-economico e sanitario. Il Mediterraneo è uno dei mari più invasi al mondo, sia in termini di numero di specie che di velocità d’immissione. Il problema è presente in numerose direttive e convenzioni internazionali: Convenzione di Rio de Janeiro sulla Biodiversità, Protocollo sulle Aree Protette e la Diversità Biologica, Direttiva Habitat e numerose altre.
Per preservare la biodiversità dei nostri mari è dunque importante che la comunità scientifica approfondisca lo studio delle specie aliene e, in generale, delle invasioni biologiche, attraverso azioni di monitoraggio e di sorveglianza, in maniera da poter prevedere eventuali azioni di risposta quali per esempio eradicazione, contenimento, adattamento.
In questo processo, è fondamentale la partecipazione dei fruitori abituali del mare, come pescatori e subacquei, perché possono rivelarsi estremamente utili, grazie alla loro esperienza e alle loro conoscenze nell’individuare una specie inusuale, aliena o indesiderata e comunicarne rapidamente la scoperta agli scienziati.
ISPRA raccomanda di segnalare ai ricercatori eventuali avvistamenti o osservazioni all’indirizzo alien@isprambiente.it oppure tramite il portale www.seawatchers.org o attraverso il gruppo facebook Oddfish https://www.facebook.com/groups/1714585748824288/.
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