Alfano I: un grande Arcivescovo Salernitano
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Nel pieno centro storico della città di Salerno, in prossimità dell’ingresso principale della Cattedrale, vi è una sorta di slargo il cui nome è legato a un personaggio la cui presenza si accompagnò a un periodo di grande splendore per la città, l’Arcivescovo Alfano I.
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Dal centro della piazzetta si possono ammirare le bellezze architettoniche di Palazzo Giannattasio, posto ad ovest, e l’ingresso della Cattedrale sul lato est. Il Palazzo gentilizio è particolarmente importante non soltanto perchè occupa una posizione urbanistica di gran rilievo per la sua vicinanza al Duomo, ma anche per sua elegante architettura. Originariamente della famiglia De Ruggiero, nel 1749, di proprietà di Prospero della Calce, viene acquistato dalla famiglia Giannattasio. È proprio in quel periodo che si effettuano i lavori di ammodernamento che porteranno il carattere stilistico del palazzo presente ancora oggi, grazie all’architetto Bottiglieri. La facciata è caratterizzata dal tipico stile barocco napoletano. Il portale è molto semplice, lontano dal decorativismo baroccheggiante tipico dell’epoca, e presenta lo stemma della famiglia Giannattasio, mentre l’architrave è caratterizzato da un doppio fregio ad S.
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Di particolare bellezza sono le due ampie balconate presenti in corrispondenza del portale e caratterizzate da un grande arco a sesto ribassato con al centro le finestre. L’ ingresso alla Cattedrale, invece, presenta una doppia scalea in marmo realizzata nella seconda metà del XVII secolo che sostituì l’antica scalinata a 12 gradini semicircolari. La facciata esterna barocca, postuma, conserva, di romanico, soltanto il portale “Porta dei Leoni” per la presenza di due leoni posti ai lati, simboli della forza e della carità. Ritornando ad Alfano I, a cui la piazza è intitolata, sappiamo che era di nobile famiglia longobarda, dei Guaimari, e nacque nel secondo decennio dell’XI secolo. Uomo di grande cultura, si dedicò alla poesia, alla musica e alla medicina frequentando la famosa Scuola Medica Salernitana.
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Dopo l’assassinio del principe longobardo Guaimario IV nel 1052, nel quale probabilmente erano coinvolti i fratelli di Alfano I, il futuro arcivescovo fuggì da Salerno e si recò nel Monastero di Santa Sofia, a Benevento, dove strinse amicizia con il monaco Desiderio, futuro papa Vittore III (dal 1086), da lui curato per un male allo stomaco, e lì abbracciò la vita monastica. Nel 1056 entrò nell’Abazia di Montecassino, con Desiderio che divenne successivamente Abate della sacra struttura, ricostruita da quest’ultimo tra il 1066 e il 1071 e trasformata in una basilica di grande fama. Alfano I si dedicò alla letteratura di stampo medico, tradusse dal greco il trattato di Nemesio di Emesa “Sulla natura dell’uomo”, scrisse il “Liber de pulsis” e il “De quattuor umoribus corporis humani”, e realizzò trattati anche di stampo religioso come i “Carmi” e il “De unione Verbi Dei et hominis”. Successivamente realizzò due Odi dedicate ai Principi di Salerno Gisulfo e Guido. Nel marzo del 1058, dopo essere stato Abate del monastero di San Benedetto, fu consacrato Arcivescovo di Salerno. Partecipò al Concilio Romano voluto da Papa Gregorio VII, accolto in seguito a Salerno come profugo da Roma nel 1084. Fu un uomo molto presente nelle vicissitudini politiche e religiose della città; prese parte alla lega anti-normanna a Costantinopoli con il Principe di Salerno Gisulfo II, che però lo lasciò, a sua insaputa, in ostaggio all’Imperatore d’Oriente. Fuggito, dopo poco, e tornato in Italia fu accolto dalla politica normanna divenendo uomo cardine nel delicato passaggio di potere da quello longobardo al normanno. Con la conquista di Salerno da parte di Roberto il Guiscardo, Alfano I, Alfano si dedicò, per volere del nuovo principe, alla realizzazione della Cattedrale salernitana,
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i cui lavori iniziarono nel settembre del 1080 e che lo videro, secondo la tradizione, progettista e realizzatore della grande opera sacra, ispirata alla basilica di Montecassino, in stile romanico. Fu lui ad occuparsi anche della sistemazione delle sacre ossa del Santo Patrono San Matteo sotto l’altare maggiore del Duomo. La Cattedrale, non ancora completata, fu consacrata nel 1084 da Gregorio VII che morì il 25 maggio nel 1085 seguito e poco dopo, il 9 ottobre, dalla morte di Alfano I. La sua tomba fu inizialmente posta in un lato della Cappella delle Crociate vicino alla tomba di papa Gregorio VII. Nella cripta è raffigurato un suo mezzo busto, posto sulla parete occidentale, con una scritta che attira l’attenzione poichè stranamemnte si recita: S. Alfanus Archiepiscopus Salernitanus. Sulla parete sono raffigurati i Vescovi santi salernitani, e sia la parete con pregevoli intarsi di marmi policromi che i busti, furono commissionati, nel 1748, a Francesco Ragozzino che per i busti s’ispirò alle soluzioni dettate da Cosimo Fanzago per le sculture della certosa di San Martino in Napoli.
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