"Violenza di genere": intervista a Giovanni D'Angelo, Presidente dell'Ordine dei Medici
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L'intervista-di Claudia Izzo-
"Violenza di genere" -Riconoscimento, interventi e percorsi di uscita" è il titolo del convegno, fortemente voluto dal Presidente dell'Ordine dei Medici, Giovanni D'Angelo, tenutosi presso la sede l'Ordine dei Medici ed Odontoiatri di Salerno, Giovanni D'Angelo. Approfondiamo con lui la situazione attuale ed i progetti.
-In un momento storico in cui la violenza sulle donne è elemento di cronaca quotidiana, Lei cosa ne pensa e cosa propone?
" La violenza sulle donne tra le mura domestiche, sul posto di lavoro, nell'esercizio della loro funzione come medici è un problema dilagante. Sono cinque le regioni italiane dove la normativa nazionale dell'estensione della sicurezza nei posti di lavoro è stata messa in atto. La Campania non è una di queste, ma abbiamo proposto al Governatore De Luca di provvedere per l'introduzione di tutti gli accorgimenti di sicurezza sui posti di lavoro che possano salvare la vita; parliamo dell'introduzione di porte blindate lì dove possano servire, di telefoni sotto controllo, braccialetti collegati a sistemi di sicurezza. Il Governatore ha preso la proposta in debita considerazione e con un senso di grande responsabilità la valuterà nell'interesse di quanti lavorano ed hanno diritto alla loro stessa tutela."
Cosa pensa a riguardo della sicurezza delle donne medico, tante volte protagoniste di episodi di violenza nelle strutture pubbliche?
" Se inquadriamo la problematica come una problematica di categoria, sbagliamo. Non è una tutela per il medico in quanto tale, ma è un modo per mettere il lavoro in sicurezza, per tutelare la dignità di questa società. Servono interventi, accortezze di grande rilievo."
-La violenza di genere resta un tema scottante, ma non sarebbe il caso di investire nella creazione di sinergie tra istituzioni e strutture, affinché una donna possa sentirsi cautelata, protetta e libera di denunciare il suo aggressore, violentatore, aguzzino, sapendo che dopo, ci sia realmente una strada, un luogo, un modo per continuare a vivere?
" Sul territorio esistono strutture che in maniera pedissequa, in determinati punti, danno la possibilità di far venire a galla situazioni nascoste di disagi e violenze. Non bisogna dimenticare che vi è tanta omertà da parte di coloro che vivono intorno alle vittime, assistendo a disagio e violenze. Queste strutture vantano la presenza di professionisti che fanno dunque emergere le paure più recondite. La donna che ha subìto violenza è spesso sola, chiusa nel suo isolamento, nel suo abbandonarsi ad un senso di vergogna. Proprio qui le donne devono poter parlare liberamente senza sentirsi giudicate. "
-Eppure in tantissimi casi, donne vittime di violenza non denunciano i loro violentatori, mariti, fidanzati, compagni...
" La realtà è che le donne cercano di proteggere il loro nucleo familiare fino all'inverosimile. Percosse, violenze, l'utilizzo di acido per punirle, omicidi...è una escalation che conosciamo, ormai. La violenza è una vera e propria malattia che va trattata com tale.Il primo passo è trovarsi innanzi un medico maieutico che faccia affiorare e poi superare tutto il male ricevuto. Poi ci vuole assistenza nel ricomporre le vite."
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