Bologna: Dialogo tra Ezio Mauro e Massimo Cacciari
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Crisi, Europa, politica, esclusioni: i pensieri al confronto
Dal nostro inviato Giorgio Coppola
Il 16 giugno, sul palco allestito in piazza Santo Stefano in occasione della Repubblica delle idee, Ezio Mauro e Massimo Cacciari hanno dialogato sul tema “La rivolta degli esclusi”. Ecco alcuni importanti passaggi dell’incontro.
La crisi dell’occidente
Ezio Mauro:
Profonda è la crisi dell’occidente, con il conseguente rischio di un guscio vuoto, ovvero finire in minoranza. La Merkel dice che non ci possiamo più fidare degli altri; c’è una crisi della comunità dei valori. Ma se l’Europa ci ha anche dato un’identità, gli islamisti hanno una concezione dell’occidente che noi stessi non abbiamo. Credevamo di essere terra di democrazia, come fossimo gli ultimi superstiti di una religione; così abbiamo pensato di esportarla con le armi, e questa è una contraddizione in termini. Noi abbiamo il vincolo della democrazia e non possiamo peccare di occidentalismo.
Colonialismo, razzismo, Hiroshima sono le nostre colpe, eppure continuiamo a produrre democrazia. Ma tutto viene messo in discussione, basta vedere Trump, che a sua volta ha messo in discussione tutte le nostre identità. L’occidente è ciò che noi siamo e dobbiamo difendere.
Massimo Cacciari:
"Secessione del popolo dai suoi rappresentanti. Non c’è più nessuna protezione della democrazia. La rabbia degli esclusi è molto diffusa. Ecco, allora, i leader del popolo. Populismo è una parola che difende l’ignoranza del popolo, ma esiste quello russo, quello americano. Noi tendiamo a considerarlo un movimento di ribellione degli esclusi, ma non è solo una questione negativa.
La Politica e il Populismo
Ezio Mauro:
L’Europa dopo i totalitarismi, ha realizzato anticorpi, educando le generazioni. Ma c’è una sensazione diffusa che il mondo sia fuori controllo. Il cittadino ha dato quote di libertà in cambio della sicurezza. Oggi nessuno è più disponibile a comprare queste quote di libertà del singolo, che vive la sua solitudine. Questa è negazione della politica. I problemi vanno oltre la sovranità nazionale, e noi invece ci rivolgiamo al potere del singolo Stato. E quando le risposte non arrivano, ecco che tutto questo diventa vano: la politica diventa inefficiente. Il passo è che non andiamo più a votare. Inoltre, la crisi e le disuguaglianze sono diventate esclusioni. È venuta meno l’opportunità: la democrazia o tollera la disuguaglianza o tollera le esclusioni. Il cittadino si disconnette, si disinteressa. Non si può dare solo tutela agli ultimi, bisogna anche passare per i penultimi. È venuto meno il patto sociale, il ricco può fare a meno del povero. Il ricco si sente autorizzato a pensare a sé. Ecco il forgotten man, che sente la fragilità del sistema.
Massimo Cacciari:
V’è un bisogno diffuso di protezione e sicurezza. Quando questo vengono meno, viene meno anche la ragione del patto tra cittadini e Stato. Oggi la richiesta di protezione non è di massa, è rivolta dagli individui. Sono i rapporti sociali che determinano i cambiamenti politici. C’è una domanda di identità, derivante dallo smarrimento: “chi sono?” La questione dei valori è questa: qual è il nostro destino? Non è un problema di conservazione, ma di dove stiamo andando. E la sinistra non incarna più questa richiesta, parla di valori conservativi, e questo fa nascere il populismo e il semplicismo.
L’Europa e gli esclusi
Massimo Cacciari:
la guerra fredda ha fatto collassare uno dei due titani, un collasso voluto e programmato. Qui doveva entrare in gioco lo spirito critico europeo: “guai ai vincitori”. Ma siamo caduti in pieno nella crisi, con l’idea folle dell’egemonia. Ma in ogni ordine c’è una egemonia, e si deve esercitare. C’è bisogno di autorità. Il potere può essere diviso, questo è lo spirito europeo. E questa è la filosofia che doveva animarci, ma è fallito. C’è una rotta di collisione, perché cresce la società degli esclusi, che rischia una forte uscita a destra. L’occidente è assediato dalla proletarizzazione, ovvero da coloro che hanno solo la prole. E in quest’epoca in cui siamo tutti vicini, tanto può determinare una catastrofe.
Non si è mai realizzato il Welfare europeo, e questo è una conditio sine qua non per recuperare il rapporto della rappresentanza. Per uscire ci deve essere una sinistra europea che non esiste. La politica non è al seguito della domanda, ma deve dare una risposta, concedendo una priorità concreta, privilegiare certi interessi ad altri. Non esiste il popolo, ci sono interessi determinati e io decido per questo. La sinistra rischia di diventare populista, facendo credere che esista il popolo, come se non ci fosse la responsabilità della decisione. Questa è la politica, invece il populismo è la distruzione del politica.
Macron è una fase della crisi, un momento di necessità di rassicurazione. È una pausa di riflessione del popolo, ma non c’è alcun grande leader europeo capace di leggere quello che sta succedendo.
Ezio Mauro:
Noi abbiamo una moneta unica e non abbiamo un sovrano che ne disponga la battitura e prenda le decisioni economiche.
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