“Dal guscio, il mondo”, questo il titolo dell‘incontro tenutosi venerdì 16 giugno a Bologna, nell’ambito della manifestazione La Repubblica delle Idee. Ad intervistare lo scrittore britannico Ian McEwan, c’era il giornalista Enrico Franceschini. Il dialogo è partito subito dal tema della rassegna, il disordine mondiale:
“La vita deve andare avanti”, ha detto l’autore di Bambini nel tempo, “perché deve andare avanti il progetto umano. È un momento molto difficile per tutti, e anche per il mio paese. C’è bisogno, dunque, di un esame di coscienza generale e approfondito.”
Da opinionista, McEwan non ha mai risparmiato critiche al popolo inglese, e lo ha ribadito a Bologna: “Sulla Brexit ci sono posizioni contrastanti, ma nessun partito nel Paese ha la maggioranza, per questo è impossibile fare pronostici. La verità che non avremmo mai dovuto fare quel referendum, e molti non lo hanno capito. È una forma di idiozia collettiva.”
Lo scrittore inglese, tra i più apprezzati della scena contemporanea, si sente europeo, e lo ha ribadito con forza: “Credo che l’Europa Unita sia uno dei progetti più nobili della storia, e tutti gli europei sono legati, in questo momento, dagli stessi problemi mondiali.”
L’ultima sua opera si chiama Nel guscio, ed è un racconto fatto in prima persona da un feto: “L’idea del libro è nata guardando mia nuora in cinta”, ha spiegato. “Ho riflettuto sul fatto che un feto ha tutte le qualità di un bambino, eppure non è nato ancora.” La caratteristica principale dei romanzi di McEwan è l’introspezione psicologica dell’uomo contemporaneo, la cui anima viene scandagliata fin nelle profondità più lontane, grazie alla grande capacità di scrittura, a sua volta angosciante e coinvolgente: “Scrivere un romanzo è sempre un atto di scoperta. Con Nel guscio sono tornato al mio mondo giovanile dei racconti. Eliminando il reale, sono tornato alle origini. Non ho fatto studi scientifici approfonditi per scriverlo, e adoro non farli. È sbagliato, comunque, pensare che siano i medici a far nascere i bambini: i figli sono delle madri. E il momento della nascita c’è il vero atto di purezza”.
Ma cos’é la vita per McEwan, ha chiesto Franceschini: “La vita è la ricerca di un senso, solo in questo modo possiamo meritarci il dono della coscienza.”
Che leggere possa salvare le anime è diventato un mantra diffuso, ma per Ian McEwan quest’affermazione potrebbe non avere un fondamento concreto: “Non so dire se leggere un libro salvi la vita. Se ci riflettiamo è vero che le persone sensibili sono le sole che leggono. Allora ha senso tentare di allargare il numero dei lettori?”
McEwan ha citato i suoi scrittori preferiti: Kafka e Calvino su tutti, e poi Mann e Golding, chiarendo che in questi anni ha sentito la necessità di essere fedele ad una verità condivisa.
Ha citato tutto il suo interesse per la scienza, la musica, la politica, ma ha anche posto un dilemma: “Può un romanzo entrare in competizione con la realtà? Con Trump, ad esempio?”
Infine, il suo consiglio per chi vuole approcciare con la scrittura: “Partire dai racconti; sperimentare, conoscersi. Cercare di avere un linguaggio personale, magari all’ inizio copiando altri scrittori. Poi si deve passare al romanzo, ma breve. Non più di 130 pagine.
Giorgio Coppola
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