Il Barocco Leccese: veste di una città ricca ed elegante.
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Durante uno dei suoi viaggi in Italia, nella seconda metà del XIX secolo, lo storico e medievalista tedesco, Ferdinand Gregorovius scoprì l’impronta caratteristica della città di Lecce (il Capoluogo del Salento) definendola la “Firenze del sud”, per l’affascinante, unica e particolarissima architettura del suo centro storico dall’inconfondibile stile barocco. Ma non fu l’unico scrittore o cultore dell’arte ad essere stato rapito dalla bellezza di Lecce. Un altro viaggiatore inglese, l’architetto Martin Briggs, nel suo libro “Storia di Lecce (nel tallone d’Italia)” pubblicato nel 1908, scriveva: “Il principale e speciale interesse di Lecce dunque sta in ciò: che essa più che ogni altra possiede una grande collezione pittoresca e rappresentativa di edifici in tal numero da costituire in tutto e per tutto una città barocca”. Il centro storico della città, nasce sui resti di varie e antiche fasi storiche, ancora tuttora celati nel sottosuolo. Fondata in età messapica, popolazione della penisola balcanica che occupò i territori salentini intorno al VII-VI secolo a.C., subì anche successivamente le invasioni dei greci prima, e dei romani poi, i quali modificarono il nome della città da Sybar a Lupiae. Dopo quella romana e bizantina, Lecce è oggetto di numerose dominazioni che vedono i normanni, con Roberto il Guiscardo, nell’XI secolo, successivamente gli svevi e, dalla fine del XIII secolo, gli angioini. Nel XV secolo rientra nei possedimenti del re di Napoli Ferdinando I d’Aragona. Nel 1550, con la Lega Franco-Spagnola, Lecce passò sotto i domini dell’Imperatore Carlo V che volle realizzare una nuova e più possente fortezza adeguata anche alle nuove tecniche di architettura militare accompagnata da una rinnovata cinta muraria. Dalla metà del XVII in poi si diede inizio alla realizzazione di numerose strutture religiose. Nel corso della dominazione spagnola, la città salentina diviene un vero e proprio cantiere a cielo aperto con la realizzazione di numerosi edifici sia civili che religiosi, ma anche privati. Proprio in quegli anni assistiamo allo sviluppo del barocco leccese che in conseguenza della Controriforma coinvolgendo l’architettura sacra, ma poi anche gli involucri civili, con l’abbandono della linearità delle tipologie classiche rinascimentali e l’esaltazione dei movimenti e delle forme! È un tripudio di ornamenti scultorei ovunque: sui portali, finestre, balconi. Il centro storico si arricchisce di elementi architettonici caratterizzati da cariatidi, figure umane, busti, stemmi, animali uccelli fantastici, volute, fregi, capitelli e rosoni, il tutto ingentilito e impreziosito dal caldo colore della sua pietra. Le complesse decorazioni sono state influenzate da un particolare stile architettonico che riflette il plateresco spagnolo, ovvero uno stile artistico che imita la “plata” (lavori di argenteria). Le decorazioni particolarmente complesse erano possibili grazie alla malleabilità della pietra leccese, una roccia calcarea che poteva essere lavorata, senza gran fatica, dagli artigiani-scultori. Il trionfo del barocco leccese lo ritroviamo nel cuore del suo centro storico: Piazza Duomo. La piazza fu definita da Cerase Brandi un grande cortile cui dà l’accesso un grande portone scoperto come una terrazza. Si accede dall’incrocio di tre eleganti vie: Via Vittorio Emanuele II, Via Giuseppe Palmieri e Via libertini. L’ingresso alla piazza è caratterizzato da due propilei, realizzati da Emanuele Manieri, dopo la demolizioni dei vecchi muri d’ingresso. La piazza, voluta nel XV secolo dal vescovo Girolamo Guidano, risulta essere uno spazio aperto ma allo stesso tempo chiuso o meglio racchiuso da più edifici, alcuni modificati ed altri realizzati in un arco di tempo che coinvolge il seicento e il settecento. Si incontrano numerosi maestri locali del barocco e del roccocò che riescono a unire architetture indipendenti come il Campanile, il Duomo, l’Episcopio e il Seminario, in una unica e compatta scenografia che rende la piazza tra le più belle d’Italia. La trasformazione di quest’area fu voluta dal Vescovo Pappacoda che commissionò le preziose decorazioni ai più grandi artisti e architetti del territorio con le conseguenti modifiche di numerosi edifici e chiese. Di particolare bellezza sono anche le porte della città vecchia, inizialmente quattro: Porta di San Martino, Porta Rudiae, Porta San Biagio e Porta Napoli. La prima crollò nel XIX secolo. Porta Rudiae, posta ad sud-occidentale della città, risale al 1703, ricostruzione di una precedente del ‘400. Il suo nome deriva alla piccola città messapica di Rudiae posta in prossimità di Lecce. Di gusto barocco, opera di Giuseppe Cino, essa è dominata, nella sua parte alta, dalla statua di San Oronzo, Patrono di Lecce. Non lontano ritroviamo l’altra porta: Porta Napoli. Eretta nel 1548 in onore dell’Imperatore Carlo V per volere della cittadinanza a lui grata per le opere di fortificazione realizzate. Di ordine corinzio, con le colonne binate, l’Arco di Trionfo ha sul frontone i simboli delle insegne imperiali. La terza porta è quella dedicata a San Biagio, del 1774, sempre in stile barocco, sormontata dalla statua di San Biagio. Ai suoi lati sono scolpiti gli stemmi cittadini. La città è ricca di chiese, palazzi, ma anche piazze, slarghi dei quali poter parlare per ore, ma una chiesa in particolare, ovvero la seicentesca chiesa barocca di San Matteo, merita un’attenzione speciale. La s’incontra, sulla destra, percorrendo la graziosa Via dei Perroni da Porta San Biagio, ed è equiparabile, dal punto di vista dello stile, alla facciata della chiesa romana del Borromini, San Carlo alle Quattro Fontane. La chiesa di San Matteo, fu realizzata nel 1667 su progetto dell’architetto Giovann’Andrea Landucci: ha un fronte molto particolare dove l’ordine inferiore risulta essere convesso mentre quello superiore concavo. La parte inferiore è divisa da due colonne su basamenti quadrangolari. La decorazione è a squame e al suo centro si presenta il portale sormontato dallo stemma dell’ordine dei Francescani. La parte superiore, invece, è caratterizzata da un elemento architettonico costituito da un arco a tutto sesto che è affiancato da due aperture sormontate da un architrave, elemento architettonico definito serliana. Infine, è da annoverare la sapiente collocazione dei corpi illuminanti nati da un attento studio delle articolate superfici che di notte esaltano e impreziosiscono ulteriormente la bellezza e l’eleganza degli elementi in pietra leccese e le facciate dei monumenti.
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