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Sicuramente una sfida, che l’adattamento di Rubini vince convincendo. Innanzitutto grazie alla bravura degli attori: monumentale Luigi Lo Cascio, qui libero dall’ inquadratura della cinepresa, riempie e conquista la scena con la voce, la mimica e la gestualità del grande attore. Più compassato Sergio Rubini, ma anche lui dispensa talento da protagonista. Degni di nota anche i non protagonisti: Margherita Laterza, Roberto Salemi, Lorenzo Lavia e Geno Diana.
La messa in scena si mantiene molto fedele al testo letterario, rispettandone la trama e cogliendone l’inquietudine gotica, attraverso la scenografia poco rassicurante di Gregorio Botta, le musiche sospese di Giuseppe Vadalà e gli strabilianti effetti sonori di G.U.P. Alcaro, presenza inquietante sul palcoscenico ai margini della scena per tutto lo spettacolo. Il talento di questo giovane sound designer è in grado, coi suoi suoni realistici e cinematografici, di catapultare lo spettatore nelle atmosfere claustrofobiche e da incubo della rappresentazione.
Come nella versione di Stoker, il conte Vlad è protagonista indiretto, narrato ed evocato. La storia infatti si snoda tra sapienti flashback e cambi di scena, attraverso il racconto che di lui fanno i protagonisti. E’ il diario di Jonathan Harker che, nel riportare le vicende della sua prigionia nel castello di Dracula, ci trasporta in una dimensione onirica, dove tutto è filtrato e ingigantito dalle paure ancestrali e dai mostri del subconscio, tutto è sospeso, in bilico, sulla soglia del terrore pronto a scatenarsi. Emblematica e centrale è la figura del delirante Renfield, il pazzo ricoverato nel manicomio in cui opera il dottor Seward, il quale, ribellatosi al conte vampiro viene da questi ucciso ma prima di morire riesce a svelare al dottor Van Helsing il mistero della giovane Mina “vampirizzata” da Dracula. Renfield sta a rappresentare la deriva della follia dell’uomo alla ricerca dell’immortalità.
Lo spettacolo, senza interruzioni, cattura il pubblico, lo inchioda sulle poltroncine e lo trasporta in un viaggio sensoriale, fatto di ululati di lupi, tempeste di vento, zoccoli di cavalli e nebbie misteriose, che è anche un viaggio interiore, fatto di angosce, incubi e ombre minacciose, fino a toccare l’abisso della follia.
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