lunedì 25 dicembre 2017

Natale ...secondo Tradizione!

Natale ...secondo Tradizione! http://www.salernonews24.com/rubriche/stili-di-vita/natale-secondo-tradizione/ La solennità della Novena, la magia dei dolci tipici.- di Rosanna Palumbo.

“Il Natale dovrebbe essere legna che arde nel caminetto, profumo di pino e di vino, buone chiacchiere, bei ricordi e amicizie rinnovate”. Se questo manca, basterà l’amore e tanti buoni dolci!

Quando eravamo bambini, erano le luci dell’albero di Natale, la musica della Messa di mezzanotte, la dolcezza dei sorrisi, la bontà dei dolci a far risplendere questo Evento. Da grandi abbiamo perso un po’ di quell’incanto, ma per fortuna il Natale continua a provocare emozioni, sentimenti, pensieri e tanti ricordi, come quello della Novena di Natale.

La Novena ha un’antica tradizione, con il rito che inizia il 16 dicembre e si conclude il giorno della vigilia di Natale. Dal latino “novenus” ossia “nono” perché si riferisce ai nove mesi di Gesù nel seno di Maria. Questa tradizione popolare risale al 1720 e si tenne per la prima volta a Torino nella chiesa dell’Immacolata. Nel Cilento è ancora molto sentita e l’atmosfera è rimasta magica e mistica come quella lontana notte di qualche secolo fa. “Magnificat anima mea Dominum. Et esultavi spiritus meus, in Deo salutari meo.”Le navate delle chiese di montagna ancora risuonano delle splendide parole del Magnificat e a Cannalonga, piccolo e antico borgo del Cilento, durante la Novena di Natale un’incantevole gruppo di “cantori agèes” intona questo antico canto immedesimandosi totalmente con Maria, con immenso orgoglio per il loro latino maccheronico e con grande passione. E poi le Donne, con grande soddisfazione e tutte in gruppo, con voluminosi scialli sulla testa per ripararsi dal freddo, affrontano le strade coperte di neve per rientrare a casa dopo aver cantato le lodi al Divino Bambino, sotto lo stesso cielo ricco di vicinissime stelle che brillavano anche quando ebbe inizio questa bella tradizione.

E, sempre nella scia della tradizione, le Donne si apprestano a confezionare splendidi dolci che riempiranno di caldi profumi le case. Il Natale è una delle feste più antiche del mondo e affonda le radici proprio nella civiltà contadina. Le tante lucine che oggi adornano tutte le case sono proprio un ricordo di quel periodo di tenebre, quando si temeva che la notte potesse essere eterna. E ad ogni solstizio d’inverno si festeggiava la rinascita del Sole. La gioia che ne derivava veniva e viene ancora oggi celebrata con fiumi di vino cotto e con un profluvio di dolci, miele, cannella, fichi secchi, cioccolato, scorze d’arancio, uva passa e tanti ingredienti segreti custoditi da ogni famiglia per rendere unico e speciale il proprio Natale.

A Salerno e provincia non c’è casa in cui non vengano preparati gli “Struffoli”, uno dei dolci simbolo del Natale.
I dolci variano da città a città, da borgo a borgo, ma la sostanza è sempre la stessa : piccole o meno piccole sfere a base di farina, uova, olio, misurato per essere più precisi e più scenografici, specialmente se collaborano dei bambini), nei gusci delle uova. Si aggiungono, poi, zucchero, farina, un bicchierino di cognac, tanto miele per tener legati tra loro gli struffoli e, al posto dei “diavulilli” usati a Napoli, nel Cilento gli struffoli a forma di montagnola vengono cosparsi di scorza di limone a piccoli pezzi sottili e da scaglie di cedro candito. Molto antichi e preparati di rado oggi, sono gli struffoli “ palla di neve”, classici dei nostri paesi di montagna. Sono identici a tutti gli altri ma vengono ricoperti da una dolcissima e spessa glassa di zucchero, detta “naspro” che rende simili a piccole palle di neve pronte per un’appassionante battaglia. Non meno famose sono poi le “Pastorelle”. Le montagne del Cilento sono ricche di maestosi e fantastici alberi di castagno che forniscono la materia prima per questi gustosi dolci che vengono anche chiamati “ castagnacci”.

Ed è sempre il miele, con le spezie arabe importate nei secoli nelle nostre regioni, a ricordare a tavola l’Avvento. La cacciagione o il cinghiale insaporiti con il miele e le spezie sono stati spesso il piatto forte delle feste. Infatti nei recinti di montagna non è difficile veder pascolare insieme ai maialini anche piccoli di cinghiale, che vengono cresciuti come animali domestici. Sono tante le nonne che ancora ricordano tempi antichi di fame e povertà, durante i quali tuttavia si sentiva fortemente il senso di comunione familiare, celebrato durante il Natale, proprio grazie alla preparazione della tavola e dei cibi. Ciò che non mancava mai nelle case erano i fichi. “ Fuggi gl’impegni, e i perigliosi intrichi,se vuoi salvar la pancia per i fichi”, recita un antico detto. E, forse per questo, i fichi sono tra i dolci più usati a Natale perché, quanto più siamo rilassati, tanto più li possiamo gustare, specialmente se sono fichi “mbaccati” come vuole la tradizione. I deliziosi fichi “ moscioni” vengono prima essiccati al caldo sole meridionale, poi passati nel forno a legna, quindi divisi a metà e ripieni di frutta secca, noci o mandorle, ed infine insaporiti con un fiocchetto di limone grattugiato ed una foglia d’alloro. A volte sono ricoperti di cioccolata fondente, altre volte nudi e con un po’ di zucchero grezzo da gustare con il mosto cotto. L’importante è che il Natale sulle nostre tavole sia impudicamente goliardico e deliziosamente ipercalorico!

Fotografia a cura di Gaetano Clemente

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