sabato 2 febbraio 2019
Gli Avori Medievali di Salerno: il più alto patrimonio artistico della città
Gli Avori Medievali di Salerno: il più alto patrimonio artistico della città
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L’elegante ex Seminario Diocesano Salernitano (attualmente sede del Museo Diocesano) realizzato dopo il Concilio di Trento su volere dell’arcivescovo Gaspare Cervantes nel XVI secolo e successivamente modificato nel 1726 su progetto dell’architetto Mauro Manieri
per volere dell’arcivescovo Paolo De Vilana Perlas, conserva, al suo interno, un patrimonio storico-artistico tra i più interessanti dell’area salernitana, ovvero la più vasta e completa raccolta di tavolette d’avorio d’epoca medioevale esistente al mondo. L’opera di forte impatto figurativo e teologico è, dopo quasi mille anni, ben conservata all’interno di eleganti teche espositive e illustra, attraverso 69 tavolette avoriate, il susseguirsi delle più importanti vicissitudini sacre del Vecchio e Nuovo Testamento accompagnate, inoltre, da preziosi frammenti di cornice di diverse tipologie. La loro realizzazione, molto probabilmente, oscilla tra il 1084, l’anno della consacrazione della Cattedrale di Salerno dedicata all’Apostolo San Matteo, e la metà del XII secolo. Numerosi artisti hanno collaborato alla sua realizzazione, la cui tecnica di lavorazione degli avori risente degli influssi romanici e bizantini e le stesse immagini sono attinte da repertori paleocristiani e tardo-antichi.
Si tratta della tecnica dell’incisione direttamente sulle formelle eburnee, bagnate nell’aceto per renderle più duttili. Si notano, inoltre, gli occhi di moltissimi personaggi realizzati in pasta vitrea, tecnica presente nelle creazioni artistiche di derivazione carolingia e che rappresentano architetture tipicamente mediterranee. Gli episodi del Vecchio Testamento sono collocati in senso orizzontale mentre quelli del Nuovo Testamento in verticale, rappresentando in contemporanea 2 o 3 episodi della vita di Cristo. Si parla, per la prima volta, di tale meravigliosa raccolta nel 1510 e il suo primo elenco è datato al 1575.
Tra il XVII secolo e la metà del XX, esso costituiva il paliotto dell’altare della Cappella del Tesoro del Duomo di Salerno, tuttavia non esistono notizie precise della loro disposizione se non svariate ipotesi di collocazione degli avoriati. Essi potevano formare, in passato, un dossale d’altare o di un reliquario o servire per adornare, forse, una porta a chiusura dell’iconostasi del Duomo. Poche formelle sono andate perdute ed altre sono esposte altrove : al Louvre di Parigi, al Metropolitan Museum di New york , nei musei Statali di Berlino, all’Ermitage di San Pietroburgo e al Museo di Belle Arti di Budapest. Di scuola salernitana, invece, è la tavoletta conservata presso il Museo Civico Medievale di Bologna nel cuore della città antica all’interno di un palazzo di fine XV secolo (palazzo Ghisilardi-Fava) . La formella intitolata “Fuga in Egitto”, appartenente ad un antico Fondo Palagi, reca l’indicazione scuola salernitana fine XI , inizio XII secolo
ed è similmente presente nel museo di Salerno dove però risulta costituita da due scene: in alto la “Natività” e in basso la “Fuga in Egitto”. Quest’ultima è certamente più ricca di minuziosi particolari sia nei personaggi che negli sfondi, come, ad esempio, il Castello di Salerno. Assai più semplice, come fattura, è invece l’avoriato bolognese che risulta anche parzialmente mal conservata come rivela anche una comparazione cromatica : di un bel giallo paglierino, la formella salernitana, indice di buona conservazione, particolarmente sbiadita quella bolognese.
Sempre di scuola salernitana sono le due tavolette conservate al Victoria and Albert Museum di Londra nella sezione delle opere artistiche medioevali, che rappresentano rispettivamente “Il Sogno di Giuseppe” e la “Presentazione al Tempio”
e descritte come “Avoriati lavorati secondo lo stile presente nell’Italia meridionale alle fine dell’XI secolo e collegati alle caratteristiche stilistiche degli Avori Salernitani”. Laddove il “Sogno di Giuseppe”, presente nel museo di Londra, è realizzato in un’ unica tavoletta molto scurita dal tempo e parzialmente degradata, la stessa scena, custodita a Salerno, invece, è accompagnata da quella che descrive la “Andata a Betlemme”
e si presenta in buone condizioni con dettagli incisivi più precisi. La seconda tavoletta che raffigura, invece, la “Presentazione al Tempio” è in migliori condizioni di conservazione con un cromatismo più chiaro. La stessa scena presente a Salerno è, anche in questo caso, accompagnata da una seconda rappresentazione “ Le nozze di Canaa” con una tecnica di lavorazione più raffinata che offre all’osservatore quasi la sensazione di immagini in movimento.
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