Rischio flop per le "Scuole Solarizzate" di Napoli
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L'ombra dello spreco energetico- di Vincenzo Iommazzo-
Recentemente alcuni docenti tedeschi, reduci da un tour nel meridione d’Italia, intervistati mentre godevano la splendida vista di Napoli dal belvedere della Certosa di San Martino, chiedevano come mai non si vedevano tetti di edifici ricoperti di pannelli fotovoltaici, data l’abbondanza di sole di cui gode la città partenopea.
Ma ecco una prima parziale e amara risposta alla domanda sul tema: a quasi dieci anni dall’approvazione in Giunta comunale di Napoli del ‘progetto scuole solarizzate’, rese cioè autonome da impianti fotovoltaici, il bilancio di quanto è stato finora realizzato risulta insoddisfacente e, per di più, viziato da un’opacità amministrativa dietro la quale sembrano profilarsi carenze organizzative ed anomalie procedurali e finanziarie.Lo affermano in un documento congiunto ambientalisti di varie associazioni già facenti parte della Rete Campana per la Civiltà del Sole e della Biodiversità (RCCSB), che hanno deciso di rendere pubblici i dati faticosamente raccolti, non escludendo interventi anche nei confronti del Patto dei Sindaci, principale movimento europeo che vede coinvolte le autorità locali e regionali impegnate volontariamente ad aumentare l’efficienza energetica e l’utilizzo di fonti rinnovabili nei propri territori.
A distanza di un decennio, infatti, gli impianti fotovoltaici realizzati sulle scuole napoletane sono soltanto 12, laddove il progetto comunale del 2008 ne prevedeva 42 e solo 6 risultano allacciati alla rete elettrica. A questi si aggiungono gli impianti realizzati in altre 13 istituti scolastici ammessi a finanziamento nell'ambito della Programmazione dei Fondi strutturali europei 2007-2013 PON FESR "Ambienti per l'apprendimento", di cui solo 3 funzionanti .
«Ciò significa che, a Napoli, ben due terzi dell’energia finora prodotta dalle ‘scuole solarizzate’ sono andati irrimediabilmente ed irresponsabilmente sprecati! E non risulta che sia stata effettuata nessuna verifica circa la riduzione delle emissioni di CO2 che tali realizzazioni avrebbero dovuto comportare per contribuire agli obiettivi del PAES Piano di Azione per l'Energia Sostenibile, di una diminuzione entro il 2020, di almeno il 25% rispetto a quelle rilasciate in atmosfera nel 2005»: questo osserva Ornella Capezzuto, presidente di WWF Napoli, che ha integrato i dati raccolti dalla RCCSB con quelli acquisiti dalla Direzione Centrale Ambiente del Comune e che, con Agapito Di Tommaso (presidente dell’associazione P.E.R.SUD) ha partecipato alle due riunioni della Consulta per le Politiche Energetiche, verbalizzandone i poco soddisfacenti esiti.
Invocano chiarimenti sull’avanzamento del piano anche Ermete Ferraro presidente della Rete Campana per la Civiltà del Sole e della Biodiversità, Anna Savarese vicepresidente di Legambiente Campania e Nicola Lamonica coordinatore di Verdi Ambiente e Società (VAS) Campania.
Tutte le associazioni citate chiedono risposta ad almeno tre interrogativi, tirando in ballo anche la società ABC Acqua Bene Comune subentrata nel 2011 all’ex ARIN, società realizzatrice degli impianti.
Perché dei 12 impianti fotovoltaici scolastici realizzati all’epoca dall’ARIN solo la metà sono stati allacciati alla rete elettrica, mentre delle altre 13 ‘scuole solarizzate’ con fondi PON ciò è avvenuto solo in 3 casi, col risultato di un assurdo spreco di due terzi dell’energia solare raccolta dai pannelli installati?
Si afferma che la Regione Campania non avrebbe erogato il proprio co-finanziamento di quasi 870 mila euro pur avendolo inserito in bilancio, mentre l’ABC nega che ci sia stato un investimento diretto da parte dell’ARIN: a questo punto, chi ha finanziato le scuole ‘solarizzate’ del Comune?
Perché mai il Comune di Napoli – che nel 2016 ha pubblicato la sola relazione sull’attuazione del PAES in 5 anni, e che appena ultimamente ha convocato due insoddisfacenti riunioni della Consulta sulle Politiche Energetiche - non appare in grado di assicurare né un’adeguata partecipazione delle parti interessate al processo né la necessaria trasparenza sui dati dei progetti ambientali del PAESE?
In attesa di risposte esaurienti ai quesiti sollevati, RCCSB, Legambiente, WWF, VAS e P.E.R.SUD affermano di voler continuare a svolgere il ruolo di stimolo alla Giunta Comunale e di controllo dal basso dell’attuazione del Piano di Azione per l’Energia Sostenibile. Una tempestiva riunione della Consulta servirebbe a fare chiarezza sui temi esposti e a incanalare su un percorso virtuoso e trasparente le pratiche di ‘solarizzazione’ delle scuole del Comune e della Città Metropolitana di Napoli, sostituendo procedure che appaiono contorte e dai risultati assai parziali. Con benefici per l’ambiente, in una città che ne ha estremamente bisogno
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