sabato 23 settembre 2017

Diario di una Festa Patronale tra Storia e Devozione

Diario di una Festa Patronale tra Storia e Devozione http://www.salernonews24.com/cronaca/diario-di-una-festa-patronale-tra-storia-e-devozione/ "Salerno è mia e io la proteggo"- di Claudia Izzo


Quest’anno la festa del Santo Patrono ha avuto una sua dignitosa processione senza colpi di scena irriverenti verso i Santi e verso la comunità tutta, come invece si è avuto in passato. La città ha partecipato all’evento tanto atteso facendo registrare migliaia di presenze, come non accadeva da tempo. Eppure è stata la processione delle assenze e delle presenze-assenze. Salerno ha ricevuto gli auguri per la Festa del Santo patrono dall'ex Premier Matteo Renzi, nel giorno del suo onomastico, in un post a mezzo Facebook; ha visto la fascia tricolore indossata dal vice sindaco Eva Avossa, dato il forfait del sindaco Vincenzo Napoli; ha visto l’assenza di 19 consiglieri comunali su 26 e di assessori, nonostante la benedizione deluchiana ad assessori e consiglieri per la partecipazione alla processione.

Tanti assenti giustificati, giustificabili o meno, all’indomani della cena deluchiana con i “paranzieri” ma, al di là di tutto questo, la Festa è stata tale perché Salerno si è stretta, metaforicamente, in un abbraccio di fede con i veri protagonisti dell’evento: San Matteo, i santi Martiri, San Gregorio VII e San Giuseppe che aprono la Sua processione.

Supportati da ben 160 “paranzieri”, hanno infatti  sfilato i busti dei Santi Gaio, Ante, Fortunato, morti decapitati per il solo fatto di essere cristiani; San Gregorio VII, morto durante il suo esilio a Salerno, divenendo salernitano d'adozione e per questo le sue spoglie non sono mai state restituite a Roma. Ha sfilato poi il busto di San Giuseppe, con il piccolo Gesù, la paranza più pesante e, infine, il protagonista della Festa. L'Evangelista Matteo nacque il 21 settembre e in cielo il 6 maggio,  data in cui si è avuta la traslazione del corpo dall’Etiopia a Salerno, passando per Paestum. Il Suo corpo fu tenuto nell’oblio e ritrovato poi verso il 1080 e posto nel tempio costruito appunto a tale scopo e consacrato da San Gregorio VII.

Eppure due particolari non sono passati inosservati allo sguardo dei fedeli: il simbolo del Comune di Salerno riprodotto due volte ad adornare il nuovo trono. Quale il significato da dare? Sono sembrati a molti i titoli di coda di un film che  aveva il chiaro intento di sottolineare la regia della processione tutta. Una festa pienamente liturgica, dunque, con soli due elementi di paganesimo?
Altra novità di quest’anno: la telecamera posta sulla vela del Santo Patrono. Ulteriore spettacolarizzazione dell’ evento? Se gli altoparlanti in passato non erano ammessi alla processione, con sdegno dell'arcivescovo Moretti e dei fedeli, quest'anno si può gridare al miracolo.
Quello che comunque Salerno ha offerto è l’affresco di una città di mare unita almeno nella fede del Suo Santo. Toccante l’accoglienza rivolta al busto di quest’ultimo nella Salerno vecchia, dove, lasciando via Roma, è stato fagocitato tra fuochi d’artificio, coriandoli e palloncini.

Poi è stata la volta dell’arrivo in via Duomo dove Don Michele Pecoraro ha unito i fedeli in una preghiera corale al Padre. Qui ha dato la sua visione della corsa che i portatori fanno, in finale, sulle scale del Duomo.
Come dunque a mare i pescatori scendono dall’imbarcazione detta “paranza” per accompagnarla sulla riva e metterla al sicuro con un ultimo sforzo, misto di coraggio e determinazione, così i “paranzieri”, nell’ultimo tratto del tragitto, uniscono la loro forza alla fede per “riportare a casa le statue dei santi navigando nel mare dell’esistenza, con la forza dell’amore che dà sollievo alla fatica”.

 

 

 



 

 

Conclusasi la Santa Processione, anche con la premiazione di due storici “paranzieri”, è stato il momento della celebrazione della santa Messa nella Cripta gremita di fedeli. Accanto alle reliquie del Santo tanti ceri rossi a ricordare l’amore universale. Intanto, fuori, si attendevano i fuochi d’artificio a sancire, di nuovo, secondo tradizione, la fine della Festa.

 

 

 

Nessun commento:

Posta un commento